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Ecumenismo

Il 12 novembre 1991, il comitato plenario della Divisione euroafricana ha approvato questa raccomandazione sui rapporti con altre chiese e comunità cristiane. Anche s . e gli avventisti hanno delle serie obiezioni per quanto riguarda una loro adesione al Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), essi riconoscono l’utilità degli sforzi fatti in vista dell’unità dei cristiani e la necessità di stabilire buone relazioni con le altre chiese cristiane.

Gli avventisti del 7° giorno e le iniziative in favore dell’unità dei cristiani
La chiesa di Cristo è la comunità dei credenti di tutti i tempi che riconoscono Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore. La chiesa mondiale è composta da tutti coloro che credono sinceramente in Gesù. Si tratta dei fedeli di tutti i tempi che Gesù Cristo ha riscattato con il suo sangue.

1. La specificità avventista
Noi crediamo che la Chiesa Avventista del 7° Giorno, in quanto parte della cristianità, sia stata suscitata da Dio in un’epoca precisa (cfr. Daniele 8:14) per proclamare a tutta l’umanità il “Vangelo Eterno” prima del ritorno di Cristo (cfr. Apocalisse 14:6-14). La Bibbia annuncia che il tempo della fine sarà un’epoca di apostasia riguardante particolarmente gli insegnamenti di Gesù Cristo. Dio ha dunque chiamato un gruppo di credenti a “osservare i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (cfr. Apocalisse 14:12). Noi crediamo, sulla base della nostra comprensione delle Sacre Scritture, che la Chiesa Avventista del 7° Giorno è l’espressione visibile della chiesa del rimanente (cfr. Apocalisse 12:17). Nel tempo della fine, essa è chiamata a invitare tutti gli esseri umani a una fede assoluta in Gesù Cristo e a un’ubbidienza senza compromessi ai suoi comandamenti. Noi comprendiamo che il nostro compito non consiste soltanto nel trasmettere il Vangelo eterno a tutti i popoli, ma anche nell’avvertire i cristiani, se si sono allontanati dalla fede in Gesù Cristo e dalla fedeltà alla volontà rivelata di Dio.

2. La posizione nei confronti del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec)
Questa concezione del nostro mandato non esclude però il fatto che noi vediamo lo Spirito Santo manifestarsi ugualmente in altre chiese cristiane e comunità di credenti e che noi ci sentiamo uniti ad altri cristiani che si sforzano, come facciamo noi, di ricordarsi degli insegnamenti di Dio secondo le loro conoscenze e di conservare la fede in Gesù Cristo.
Le motivazioni che adduciamo qui di seguito fanno sì che la Chiesa Avventista del 7° Giorno si trovi nell’impossibilità di diventare membro del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec).
Secondo la nostra concezione, siamo convinti di dover annunciare l’ultimo messaggio di Dio “a ogni nazione e tribù e lingua e popolo” (Apocalisse 14:6). La comprensione della nostra missione e la coscienza del nostro compito non sono compatibili in tutto e per tutto con le interpretazioni attualmente ammesse in seno al Consiglio Ecumenico (Cec).
Noi soffriamo, insieme con altri cristiani sinceri, a causa delle divisioni confessionali e consideriamo nostro compito favorire “l’unità dello Spirito” (Efesini 4:3). Noi cerchiamo l’unità nella verità e nella fede, fondate sulla Parola ispirata di Dio. Non potremmo dunque aderire a un’unità che non si fondi esclusivamente sulla rivelazione biblica.
Noi osserviamo con inquietudine le tendenze che, in seno al Cec, si ispirano a tradizioni non bibliche e deviano dall’esclusività della salvezza in Gesù Cristo. Esse sono in contraddizione con il principio del “Sola Scriptura”, risalente alla Riforma, e sono in disaccordo con la purezza del Vangelo.

Sulla base della nostra comprensione della parola profetica, noi riconosciamo, come altri cristiani, nell’evoluzione della storia della potenza politico-religiosa del papato il compimento delle profezie bibliche (cfr. Daniele 7, Apocalisse 13 e 17). La crescente apertura del Cec al cattolicesimo, il suo attuale impegno politico, come anche le tendenze teologiche e religiose liberali e pluraliste sembrano ben confermare la nostra interpretazione della profezia biblica (cfr. Apocalisse 13:11-18).
Non mettiamo in dubbio le buone intenzioni dei fondatori del Movimento Ecumenico e dei dirigenti attuali. Tuttavia, non crediamo che il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cce) riuscirà in questo modo a realizzare l’unità per la quale Gesù Cristo intercedeva in favore della sua Chiesa (cfr. Giovanni 17:20-21).

3. I nostri rapporti nei confronti di altre chiese e comunità religiose
Sebbene non possiamo unirci al Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) a causa della nostra lealtà verso le Sacre Scritture, noi restiamo aperti a ogni tipo di relazione interconfessionale che non metta in questione la nostra concezione specifica.
“Noi riconosciamo ogni organizzazione mondiale. Noi rispettiamo profondamente gli uomini e le donne cristiani di altre denominazioni, che si sforzano di conquistare delle anime a Cristo” (Conferenza Generale delle Chiese Avventiste del 7° Giorno, Working Policy, edizione 1989/1990, p. 368).
“Dio possiede dei gioielli in altre chiese e non è nostro compito portare accuse globali e severe contro il mondo cosiddetto religioso. Al contrario, noi dobbiamo presentare la verità con umiltà e con amore, quale essa è in Gesù Cristo (…). La nostra opera consiste in una riforma e in un adempimento profetico diretto da Dio, in vista della realizzazione di un compito speciale di cui non è stata incaricata nessun’altra chiesa (…). Non dobbiamo erigere nessuna inutile barriera tra noi e le altre chiese” (E.G. White, Review and Herald, 17/1/1893).
Noi siamo, dunque, pronti a collaborare con altre organizzazioni confessionali ogni volta che la nostra identità potrà essere salvaguardata. Per esempio, collaborando con delle società bibliche e sostenendole finanziariamente; cooperando con delle stazioni radio e dei media cristiani; partecipando a organizzazioni religiose di aiuto allo sviluppo e ai rifugiati; intervenendo in caso di catastrofi; operando in favore della libertà religiosa. Possiamo anche prevedere la nostra partecipazione alle attività delle commissioni teologiche e in qualità di osservatori in gruppi di lavoro delle chiese cristiane.
1 pastori della Chiesa Avventista del 7° Giorno dovrebbero entrare in contatto con ecclesiastici di altre chiese o comunità cristiane locali per sottolineare i punti confessionali comuni, senza trascurare gli aspetti divergenti. Le chiese locali cercheranno di intrattenere buone relazioni con le altre chiese cristiane, basate sulla tolleranza e il rispetto reciproci.
La preoccupazione di conservare l’integrità della nostra posizione specifica costituisce il limite della nostra apertura e della nostra collaborazione.
In quanto avventisti del 7° giorno, come numerosi altri cristiani, desideriamo che si realizzi l’unità della chiesa di Gesù Cristo nel nostro tempo. Tuttavia, sappiamo che questa unità si compirà nel regno di Dio. Per questo noi poniamo le nostre speranze sul ritorno di Cristo e preghiamo in questi termini: “Venga il tuo regno!” (Matteo 6: 10), “Amen, vieni Signor Gesù!” (Apocalisse 22:21).