Dichiarazione adottata nell’ottobre 1988.
I Cristiani Avventisti del 7° Giorno credono nella paternità universale di Dio, nella fratellanza dell’uomo e si dedicano alla proclamazione del messaggio di Apocalisse 14:6-12 a tutti i popoli della terra. Questa filosofia e la linea di condotta che ne risulta hanno reso la Chiesa multirazziale e multietnica.
La Chiesa respinge ogni sistema o filosofia che basa i rapporti umani o le strutture sociali ed economiche sulla razza o sul colore. La Chiesa basa la sua posizione su principi chiaramente enunciati nella Bibbia, negli scritti di Ellen G. White e sulle dichiarazioni ufficiali della Conferenza Generale. «Non c’è qui né Giudeo, né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3:28).
«Cristo venne su questa terra con un messaggio di misericordia e di perdono. Egli gettò il fondamento di una religione mediante la quale Giudei e Gentili, bianchi e neri, liberi e schiavi, sono uniti fra loro in una comune fratellanza, riconosciuti uguali agli occhi di Dio. Il Salvatore nutre un immenso amore per ogni essere umano. In ciascuno egli vede la capacità di miglioramento. Con divina energia e speranza egli saluta quelli per i quali ha dato la sua vita. Con la sua forza essi possono vivere una vita ricca di buone opere, piena della potenza dello Spirito Santo» (Ellen G. White, Testimonies, Pacific Press Pub. Ass., Mountain View, Cal., 1902, vol. 7, p. 225).
«In Dio non c’è distinzione di nazionalità, di razze o di caste. Egli è il Creatore dell’intera umanità. Tutti gli uomini fanno parte della stessa famiglia per creazione e tutti sono uno per redenzione. Cristo è venuto ad abbattere ogni muro di separazione, ha spalancato ogni sezione del tempio, affinché ogni anima possa avere libero accesso a Dio. (…) In Cristo non c’è né Giudeo né Greco, né schiavo, né libero. Tutti sono stati avvicinati dal suo sangue prezioso» (Ellen G. White, Parole di vita, Edizioni ADV, Impruneta, Fi , 1990, p. 268).
Dichiarazione di principio
- Nell’ambito della Chiesa ognuno deve godere di una completa e uguale possibilità di coltivare e sviluppare la conoscenza e le capacità necessarie per l’edificazione di quella Chiesa. Ogni servizio e ogni responsabilità a tutti i livelli di attività della Chiesa, devono essere accessibili a tutti sulla base delle qualità personali, senza riguardo di razza.
- In tutte le Chiese a tutti i livelli, l’appartenenza alla Chiesa e le cariche nella stessa devono essere accessibili a chiunque adempia le condizioni, senza riguardo di razza.
- La nomina dei pastori di Chiesa non sarà limitata dalla razza o dal colore.
- Nelle istituzioni educative non ci devono essere discriminazioni razziali nell’impiego di insegnanti o di altro personale e neppure nell’ammissione di studenti.
- Ospedali e altre istituzioni di carattere sanitario non devono fare alcuna distinzione razziale nell’ammissione dei pazienti o nei servizi che rendono a medici, interni, residenti, infermieri e amministratori che soddisfino i requisiti professionali dell’istituzione.
- Tutte le organizzazioni e istituzioni offriranno impiego e opportunità di avanzamento senza riguardo a razza o a colore.
- Possibilità di impiego, posizione di membro di comitati e consigli, e nomina a speciali funzioni non sono limitate da razza o da colore.
- Là dove esistono dei problemi razziali si dovrebbero tenere dei seminari e altre riunioni di studio sulle relazioni umane. Se opportuno, Federazioni, Missioni, Unione e/o Divisioni possono formare un comitato incaricato di pronunciarsi sulle relazioni umane.
- Amministratori, direttori di dipartimenti, pastori, educatori, ufficiali di chiese locali e altri che occupano posizioni direttive nella Chiesa, sono sollecitati a sostenere questa posizione e appoggiare questi principi come parte del Vangelo e del nostro speciale messaggio per il mondo.