Questa dichiarazione, approvata nell’ottobre 1992, esprime la posizione avventista sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il documento è stato preparato da un gruppo di una quarantina di studiosi (teologi, psicologi, medici, biologi, filosofi, ecc…). Si tratta della prima dichiarazione ufficiale della Chiesa su questo argomento. Infatti, l’unico documento approvato in precedenza dalla Conferenza Generale, nel 1970, forniva delle direttive generali destinate alle istituzioni sanitarie.
Molte società contemporanee hanno dovuto affrontare i conflitti morali suscitati dall’aborto.1
Tali conflitti hanno influenzato anche un gran numero di cristiani che pensano che la vita prenatale debba essere protetta rispettando altresì la libertà personale della donna. I bisogni di una linea direttiva sono ormai evidenti, visto che la chiesa cerca di attenersi alle Scritture e di provvedere una guida morale nel rispetto della coscienza individuale. Gli Avventisti del settimo giorno desiderano trattare la questione dell’aborto in modo tale da rivelare da una parte la loro fede in Dio quale creatore e sostenitore della vita e dall’altra riflettere il proprio senso di responsabilità e di libertà cristiana. Benché delle concrete differenze concernenti il problema dell’aborto esistano fra gli avventisti, il testo seguente propone alcuni principi direttivi basati su nozioni bibliche fondamentali presentate a scopo di studio alla fine di questo documento.2
1. La vita prenatale è un magnifico dono di Dio. Secondo l’ideale divino proposto agli uomini, la vita umana è sacra, a immagine di Dio, e la vita prenatale deve essere rispettata. Ciò nonostante, le decisioni riguardanti la vita e la morte devono essere prese nel contesto di un mondo decaduto. L’aborto non è mai un atto moralmente insignificante. È per questo che la vita prenatale non deve essere distrutta senza prima riflettere. L’aborto non dovrebbe essere praticato se non per ragioni di estrema gravità.
2. L’aborto è un dilemma tragico derivato dalla caduta. La chiesa dovrebbe offrire il suo sostegno alle donne che hanno affrontato tale decisione. Non spetta ai servitori dell’Evangelo condannarle. I cristiani hanno la missione di creare delle comunità di fede che distribuiscono amore e attenta cura a coloro che attraversano questo genere di crisi esaminando tutte le possibili soluzioni.
3. La chiesa, in quanto comunità di sostegno, deve sapere mostrare quanto rispetta la vita umana. Essa può impegnarsi in maniera varia e pratica: (a) provvedendo a rafforzare i legami familiari; (b) insegnando agli uomini e alle donne i principi cristiani legati alla sessualità; (c) sottolineando l’importanza di una pianificazione familiare per gli uomini come per le donne; (d) attirando l’attenzione degli uomini e delle donne sulle proprie responsabilità riguardanti le conseguenze di un comportamento in disarmonia con i principi cristiani; (e) creando un clima di discussione che dia sicurezza riguardo ai problemi morali legati all’aborto; (f) offrendo la propria assistenza alle donne che scelgono di non interrompere la gravidanza malgrado circostanze critiche; (g) incoraggiando e aiutando i padri ad assumere le proprie responsabilità. La chiesa deve in uguale misura sforzarsi di ridurre i fattori sociali, economici e psicologici che rischiano di provocare un aborto, e di vegliare, in uno spirito di redenzione, sulle donne che devono subire le conseguenze di una decisione individuale a riguardo.
4. La chiesa non deve sostituire la coscienza individuale, ma piuttosto dare consigli che abbiano un valore morale. Essa non accetta l’aborto praticato nel quadro di un controllo delle nascite, di scelta del sesso del nascituro, o di comodità degli sposi. Ciò nonostante le donne devono, a volte, affrontare circostanze eccezionali nel caso si presentino gravi problemi morali o medici, ad esempio se la salute o la vita della madre sono minacciate, se gravi anomalie congenite sono state diagnosticate sul feto, o se la gravidanza è stata provocata da violenza o da incesto. La decisione di interrompere o meno la gravidanza deve essere presa dalla donna dopo consulto. Ella deve informarsi con esattezza, e farsi guidare dai principi biblici sotto ispirazione dello Spirito Santo. È preferibile che la sua decisione sia presa in un contesto familiare comprensivo e affiatato.
5. I cristiani sono i primi responsabili davanti a Dio. Essi ricercano l’equilibrio tra l’esercizio della loro libertà individuale e le loro responsabilità in qualità di cittadini e membri di una comunità di fede. Essi prendono le loro decisioni tenendo conto più delle Scritture e delle leggi divine che delle norme che regolano la vita sociale. Inoltre, tutti i tentativi per forzare una donna a proseguire o a interrompere la gravidanza devono essere considerati come un grave oltraggio alla libertà personale.
6. Tutte le istituzioni della chiesa dovrebbero essere dotate di principi direttivi che le aiutino a sviluppare un’attitudine in armonia con la corrente dichiarazione. Non chiediamo a obiettori all’aborto per motivi religiosi o morali di essere parte in causa su questo argomento.
7. Incoraggiamo i membri di chiesa a partecipare a una riflessione sulle proprie responsabilità morali riguardanti l’aborto, alla luce delle Scritture.
NOTE
- Per aborto, in questo documento, s’intende l’atto destinato a interrompere una gravidanza accertata. L’aborto va quindi distinto dalla contraccezione il cui scopo è di prevenire una gravidanza. Il tema qui trattato è l’aborto.
- Questa dichiarazione di consenso si fonda su un insieme di studi della Scrittura riassunti e presentati in calce a questo documento con il titolo: «Principi di una concezione cristiana della vita». Principi di una concezione cristiana della vita Introduzione «E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Giovanni 17:3). La vita esterna ci è promessa in Cristo; ma essendo l’uomo mortale, egli è messo a confronto con problemi riguardanti la vita e la morte difficili da risolvere. I seguenti principi si riferiscono alla totalità della persona umana (corpo, anima, spirito), che costituiscono un tutto inscindibile (Genesi 2:7; I Tessalonicesi 5:23).
La vita, un prezioso dono di Dio
1. Dio è all’origine di tutta la vita: Egli l’ha donata e la sostiene (Atti 17:25,28; Giobbe 33:4; Genesi 1:30; 2:7; Salmo 36:9; Giovanni 1:3,4).
2. La vita umana ha un valore unico perché gli uomini, benché decaduti, sono stati creati a immagine di Dio (Genesi 1:27; Romani 3:23; I Giovanni 2:2; 3:2; Giovanni 1:29; I Pietro 1:18,19).
3. La vita umana ha valore agli occhi di Dio non a causa dei meriti degli uomini, ma perché Egli li ha creati e accorda loro il suo amore redentore (Romani 5:6, 8; Efesini 2:2-6; I Timoteo 1:15; Tito 3:4, 5; Matteo 5:43-48; Efesini 2:4-9; Giovanni 1:3; 10:10).
La nostra vita in risposta al dono di Dio
4. Per quanto la nostra vita sia preziosa, essa non è la nostra unica preoccupazione. Il sacrificio di sé al servizio di Dio e dei suoi principi può divenire più importante della vita stessa (Apocalisse 12:11; I Corinzi 13).
5. Dio chiama gli uomini a proteggere la vita e considera l’umanità responsabile della sua distruzione (Esodo 20:13; Apocalisse 21:8; Esodo 23:7; Deuteronomio 24:16; Proverbi 6:16,17; Geremia 7:3-34; Michea 6:7; Genesi 9: 5,6).
6. Dio è particolarmente coinvolto nella protezione delle persone fragili, povere o oppresse (Salmo 82:3, 4; Giacomo 1:27; Michea 6:8; Atti 20:35; Proverbi 24:11,12; Luca 1:52-54).
7. L’amore cristiano (agape) ci spinge a consacrare la nostra vita al miglioramento di quella altrui. Essa rispetta la dignità personale e non tollera che una persona sia oppressa dall’attitudine abusiva di un’altra persona (Matteo 16:21; Filippesi 2:1-11; I Giovanni 3:16; 4:8-11; Matteo 22:39; Giovanni 18:22,23; 13:34).
8. La comunità dei fedeli è chiamata a testimoniare il suo amore in maniera concreta e pratica. Dio ci chiede di prenderci cura con amore di coloro che hanno il cuore rotto (Galati 6:1, 2; I Giovanni 3:17, 18; Matteo 1:23; Filippesi 2:1-11; Giovanni 8:2-11; Romani 8:1-14; Matteo 7:1, 2; 12:20; Isaia 40:42; 62:2-4).
Decisioni concernenti la vita: diritti e doveri 9. Dio dona agli uomini la libertà di scelta, anche se questa comporta degli abusi e delle conseguenze tragiche. La sua volontà di non forzarli a ubbidirgli rese necessario il sacrificio del suo figliolo. Egli ci chiede di utilizzare i suoi doni secondo la sua volontà e valuterà il loro cattivo uso alla fine dei tempi (Deuteronomio 30:19,20; Genesi 3; I Pietro 2:24; Romani 3:5, 6; 6:1,2; Galati 5:13).
10. Dio chiama ciascuno di noi individualmente a prendere delle decisioni di ordine morale e a sondare le Scritture per scoprire i principi biblici che sottolineano tali scelte (Giovanni 5:39; Atti 17:11; I Pietro 2:9; Romani 7:13-25).
11. Le decisioni riguardanti la vita umana, dalla sua origine sino alla morte, è bene che siano prese in seno a un contesto di sane relazioni familiari con il sostegno della comunità (Esodo 20:12; Efesini 5; 6).
12. Le decisioni riguardanti la vita umana dovrebbero essere sempre prese in uno spirito di ricerca della volontà di Dio (Romani 12:2; Efesini 6:6; Luca 22:42).