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Una vita senza frutti

Gustando delle ciliegie, raccogliendo albicocche, mele o noci, l’uomo, in ogni stagione, con i suoi gesti e i suoi pensieri, conferma ogni anno questa dichiarazione del Vangelo: “Riconoscerete l’albero dai suoi frutti”. Ancora una volta la verità si trova nelle cose semplici che non ingannano mai. E, sotto gli alberi di un frutteto, si sente da ogni parte la voce del Cristo.
Fra la scala e il cesto, in questo frutto raccolto, si decide dunque la qualità dell’albero. Poiché non basta che l’albero sia bello e che lo si ammiri; non basta che sia verde o che lo si trovi vigoroso; non basta che dia ombra e che sia piacevole nel riposarvisi sotto. Bisogna che vi sia il frutto. Ma, ancora, bisogna che l’albero porti del buon frutto. E non serve soltanto che lo porti ma anche che lo offra, che lo abbandoni nella mano di colui che lo raccoglie e lo porta via.
E noi che abbiamo paura, tanta paura che qualcuno ci sottragga una cosa qualunque, che si approfitti di noi, che ci derubi! La sola cosa antipatica che potrebbe accaderci è che restino vuoti i cesti che gli altri (e anche Dio stesso) mettono sotto la nostra vita.
da Minute oecuménique, Philippe Zeissig