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Sul perdono

Il sole può dare la sua luce, ma non tutti la ricevono.
Coloro che dormono al riparo da essa, tenendo le persiane chiuse o le tende tirate, non ne approfittano per niente… essi restano nell’oscurità.
Così è del perdono; venga esso da Dio o dagli uomini. Il fatto che sia donato non significa che sia anche ricevuto. Innanzitutto bisogna che sia domandato.
Non esistono crimini talmente odiosi che non possano essere perdonati. E Dio perdona sempre.
Ma, per ricevere il perdono di Dio, bisogna aprire il proprio cuore.
Aprire il proprio cuore è, innanzitutto, prendere coscienza dei propri errori, poi, pentirsene e, in seguito, porvi rimedio quando essi sono riparabili.
Davanti ai cuori ostinati, Dio resta impotente.
Un po’ come la luce che urta invano le persiane chiuse.
Dire “ti perdono” a una persona che non vuole riconoscere di avere sbagliato e che non è dispiaciuta, non cambia nulla e l’amore non penetra.
Se egli acconsente di spalancare le imposte sbarrate dal suo orgoglio e ad aprire le tende dei suoi timori, allora il perdono entrerà in lui insieme con la luce.
da Minute Å“cuménique, George Juvet