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Riconciliazione e senso del peccato

Francesco Zenzale
“Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti” (Salmo 19:12).
È stato detto che l’uomo non è mai cosi grande come quando sa riconoscere e accettare il suo peccato. La religione stessa – secondo Newman – “è fondata in un modo o nell’altro sul senso del peccato”. Tanto più quella cristiana, che predica un Dio ricco di misericordia, che manda il Figlio sulla terra non per i santi ma per i malati.
D’altronde il male fa parte di noi, lo sperimentiamo ogni giorno nella nostra vita. “Spina confitta nella carne”, lo vediamo attorno a noi. Assume diverse forme e si manifesta a vari livelli: fisiologico (la precarietà della vita, l’inevitabile progressivo deperimento organico, l’infermità, la vecchiaia, la morte), psicologico (le nostre immaturità, inconsistenze, infantilismi, di cui non sempre siamo totalmente responsabili), morale (il peccato vero e proprio, gli egoismi più o meno latenti, le pretese de vecchio uomo…).
È impossibile ignorare il male o presumere di vivere come se non ci fosse o fosse solo un incidente, qualcosa di eventuale e passeggero.
Il salmista esclamava: “Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato” (Salmo 51:5). L’apostolo Paolo dichiarava: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me” (Romani 7:18-20).
Parole, queste, che esprimono l’importanza di integrare il male nella nostra esistenza, qualora presuntuosamente pensassimo, nella grazia di Dio, di non avere con esso più nulla a che fare.
Che cosa significa integrare il male nella nostra esistenza?
– Vuol dire che il peccato è riconosciuto e identificato in noi. Scopriamo che esso fa parte del nostro io e pertanto è indispensabile chiedere aiuto al Signore affinché Egli ci renda consapevoli anche dei nostri lati oscuri. “Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139: 24).
– Vuol dire sperimentare il peccato perdonato e sperimentare noi stessi perdonati da sempre, dunque capaci di perdono: riconciliati con il nostro e l’altrui male. Colui che desidera vivere nella pace di Cristo ha bisogno, imitando il suo Signore, di perdonare. “Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:32).
– Vuol dire che trasformiamo il male in occasione di crescita. “Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28).
“Chi copre le sue colpe non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia” (Proverbi 28:13).