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Riconciliazione e la visione dell’altro

Francesco Zenzale
“Giunsero a Betsaida; fu condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: ‘Vedi qualche cosa?’. Egli aprì gli occhi e disse: ‘Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano’. Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente” (Marco 8:22-25).
Dopo la prima imposizione delle mani, il cieco, in un primo momento, intravede solo qualcosa d’impreciso: è a metà strada tra l’ombra e la luce, e scambia gli uomini per alberi che camminano (v.24). Ed è a questo punto, per la prima volta, che Gesù pone la domanda, al miracolato, sull’esito del miracolo stesso: “Vedi qualcosa?”. Questa domanda è rivolta da Gesù anche al singolo credente e alla comunità, perché esamini bene se stessa (1 Corinzi 11:28), per capire se sa discernere realmente il Cristo nell’altro (Matteo 25:31ss).
“Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi che camminano”. La risposta del cieco mostra quanto ancora si è lontani dall’altro e da Gesù, e pertanto è necessario un successivo intervento perché la comunità, come il cieco, veda chiaramente. Dobbiamo riconoscere col cieco che, pur avendo una certa fede, non riusciamo a darle un contenuto visibile ben preciso: non riusciamo a vedere Gesù come Colui che è ogni giorno accanto a noi nell’altro e in noi. Spesso non vediamo proprio nulla, come il cieco che viene condotto da Gesù. La nostra fede è ancora tanto confusa da scambiare gli uomini per alberi e ci impedisce da una parte di avere una serena e profonda esperienza con Gesù, dall’altra, per consequenzialità, di vedere l’altro nella dignità di figlio di Dio: lo vediamo come se fosse una cosa, un oggetto.
“Una delle caratteristiche più appariscenti della nostra società è questa ‘cosificazione’ degli uomini. Tale parola difficile ha un significato molto semplice: vuol dire appunto che noi consideriamo gli uomini come delle ‘cose’, e disponiamo e ci serviamo di loro, strumentalizzandoli per i nostri fini. Così li manipoliamo, li dominiamo e li asserviamo a noi; e siamo incapaci di amarli, di considerarli come fratelli e di spezzare con loro il pane dei figli, che Dio ci ha dato in Gesù” (Una comunità legge l’evangelo di Marco, p.267).
Quale visione abbiamo di Cristo, di noi stessi e degli altri? Forse abbiamo bisogno che il Signore ci tocchi ancora una volta per poter vedere chiaramente dentro di noi e intorno a noi!
Guarire un cieco è il più bello dei miracoli, perché indica la meravigliosa speranza offerta da Gesù nel guarire la durezza del nostro cuore.“Figliol mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie” (Proverbi 23:26).