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Qualcuno ti chiama

Deuteronomio 6:4
In una vasta e tumultuosa via alberata di Londra. Strepito di cavalli e di carrozze, vociare di mercanti e di strilloni. Trambusto di uomini e di mezzi. Chi corre perché ha fretta e chi passeggia. Un po’ di tutto. Un via vai continuo.
Ma ecco che un signore si è fermato. Pare in ascolto. Ma di che? Trattiene per un braccio l’amico e gli sussurra: “Senti? C’è un grillo!” L’amico lo guarda stralunato: com’è possibile sentire il cri-cri di un grillo in quel mondo di rumori?
“Ma cosa dice, professore? Un grillo?” E il signore, che si è fermato come guidato da un radar, si accosta lentamente a un minuscolo ciuffo d’erba ai piedi di un albero. Con delicatezza sposta gli steli e dice: “Eccolo!” L’amico si curva. è davvero un piccolo grillo. Stupore per la presenza di un grillo a Londra, ma doppio stupore per averlo sentito.
Per avvertire certe “voci” occorre grande capacità di ascolto e quel signore ce l’aveva. Era l’entomologo francese Jean Henri Fabre (1823-1916). E la sua grande capacità di ascolto era rivolta in modo specifico al mondo degli insetti.
“Ma come ha fatto a sentire il grillo in tutto questo chiasso?” domanda l’amico al signor Fabre, mentre riprendono il cammino. “Perché voglio bene a quelle piccole creature. Tutti sentono le voci che amano, anche se sono debolissime. Vuoi che proviamo?”. Il signor Fabre si ferma, estrae dal borsellino una sterlina d’oro e la lascia cadere a terra. è un piccolo din ma una decina di persone che camminano sul marciapiede si voltano di scatto a fissare la moneta. “Hai visto?” dice il signor Fabre. “Queste persone amano il denaro e ne percepiscono il suono, anche tra lo strepito più chiassoso.
Sì, per avvertire certe “voci” occorre una grande capacità di ascolto. E la capacità di ascolto di certe “voci” c’è, se tu quelle “voci” le ami”.
Quanti sistemi Satana ha escogitato affinché gli uomini non possano udire la voce del loro Creatore!
Qualcuno ha parlato di un “inquinamento sonoro” della terra. Ogni giorno vengono lanciati un’infinità di appelli attraverso giornali, TV, libri ecc. Tutti cercano di catturare l’attenzione della gente. Diceva qualcuno: “Questo dilagante bisogno di rumore si può spiegare soltanto con il bisogno di soffocare qualcosa”.
Nel giudizio universale della Cappella Sistina, Michelangelo rappresenta il profeta Isaia con orecchi molto grandi perché in Isaia troviamo questa invocazione: “Egli, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli” (Is 50:4).
Zenone (340-254) filosofo greco, diceva: “La natura ci ha dato due orecchie e una sola bocca per indicarci che dobbiamo ascoltare molto e parlare poco”.
Tutti i messaggi diretti alle sette chiese di Apocalisse terminano: “Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Gesù, durante il suo ministero diceva: “Chi ha orecchi oda”.
La Bibbia ci fa comprendere che il rifiuto di ascoltare la voce del Signore è un rifiuto alla vita.
Dove fu condotto Israele affinché assumesse un atteggiamento di ascolto? Il deserto vuol dire “silenzio”, cioè atteggiamento di ascolto. In Osea 2:14 è scritto: “La condurrò nel deserto, e parlerò al suo cuore”. Viktor Frankl ha detto: “Bisogna regalare un pezzo di deserto a ogni uomo nel nostro tempo. Sarebbe un buon rimedio”. Solo allora il Signore è libero di sedurre e di parlare al cuore, a un cuore libero e disponibile. Abbiamo bisogno di raccoglimento perché il raccoglimento ci libera dalla prigionia delle cose e ci permette di dire: “Parla, poiché il tuo servo ascolta” (1 Sam 3:10).
Giovanni Negro