Francesco Zenzale
“Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù”, (Romani 5:12; 3: 23-24).
C’è un’altra caratteristica, prettamente umana, del perdono. Dobbiamo perdonare da peccatori, non da giusti. Ciò vuol dire innanzitutto che non possiamo dimenticarci del nostro peccato mentre scusiamo quello altrui. Sarebbe pericoloso questo vuoto di memoria: darebbe un tono di falsità alla nostra presunta misericordia, perché ci collocherebbe su un piano di superiorità rispetto all’altro, nella strana posizione del giusto. Il giusto non sa perdonare; anzi è meglio che non lo faccia proprio, perché ne verrebbe fuori una contraffazione del perdono, un’indegna sceneggiata: lui che dall’alto del suo piedistallo si degna con prodiga sufficienza di concedere indulgenza, e così può continuare a sentirsi sempre più giusto. Aveva ragione Gesù: chi è – o s’illude d’essere – senza peccato è buono solo a scagliare pietre (Giovanni 8:7).
Il peccatore che perdona, invece, capisce che il perdono è più da condividere che da concedere: non è dare del proprio, ma attingere a un dono che viene dall’alto, senza del quale non saremmo capaci di misericordia. Chi dona e chi riceve il perdono partecipano e godono assieme della stessa riconciliazione, con Dio, tra di loro e con il proprio personale peccato.
Possiamo allora comprendere meglio, come abbiamo già ricordato, perché il perdono non è mai solo da dare ma anche da chiedere. Basterebbero questa onestà e trasparenza interiore per dare al nostro perdono uno stile inconfondibile di semplicità e generosità, e farci abbandonare quella presunzione e sufficienza che lo rendono difficile e contorto. In realtà perdonare sarà sempre qualcosa di difficile, a volte ci sembrerà addirittura impossibile: vi possono essere ferite inferte da altri, infatti, che non rimarginano tanto facilmente e che ancor meno facilmente riusciamo a dimenticare. In quei casi il perdono è solo desiderio, tensione ideale, riconoscere la propria fatica, supplica per chi ci ha ferito e per la ferita stessa che si rimargina: “Signore, insegnaci a perdonare!”. E ci troviamo ancora alla scuola del Dio della misericordia.
“Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi” (Colossesi 3:13).