Francesco Zenzale
Molti devoti credenti, in preghiera, concludono le loro variegate richieste con la frase “Ti chiediamo tutto questo per i meriti di Cristo Gesù”. Tale modo di esprimersi non è presente nella Parola di Dio; per altro Gesù nel suo insegnamento ci invita a pregare “nel suo nome” (Giovanni 16:24; 14:13-14) che ha ben altro significato.
Qual è il significato di questo modo inappropriato di pregare? Innanzitutto, trasmette l’idea che Dio, il Padre, abbia bisogno di un intercessore, suo Figlio, per esaudire le richieste dei suoi figli.
In secondo luogo, la sua grazia è accordata non perché Egli è amore, ma per un atto dovuto, un diritto che è stato acquistato con la morte di Cristo. In altre parole, Dio perdona non per amore ma per i meriti acquisiti da Cristo il quale si trova costretto a presentarsi a suo Padre con le mani, il torace e i piedi sanguinanti, “costringendolo” a essere clemente verso chi ha accettato il suo sacrificio. Ciò rivela una comprensione paganeggiante della divinità.
In terzo luogo, riguarda il credente, il suo modo di rapportarsi con se stesso e con Dio. Nell’esperienza del figlio della parabola riportata in Luca 15, si evidenzia come questo peccatore non si senta degno, nonostante quello che ha passato (abbandonato dagli amici, caduto in povertà, lavoratore sfruttato e malnutrito, ecc), di essere riaccolto dal padre come figlio. Desidera chiedere perdono ma in un rapporto di servitù rispetto al padre e non più di figliolanza.
In altre parole, il peccato era stato così grave che il padre doveva smettere di essere tale e trattare suo figlio come un servo. Questo era anche il pensiero del figlio maggiore, ma non del padre. Un figlio non può mai diventare servo, rimane sempre figlio e come tale deve essere accolto con festeggiamenti. Il figlio, tornando a casa, offre al padre la gioia di manifestare tutto il suo amore. Abbiamo bisogno costantemente di uscire dalla dimensione di servi per dare a Dio la gioia di essere Padre per noi e a noi la gioia di essere figli di Dio, di un Padre che è amore.