Francesco Zenzale
“Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo” (Galati 6:2).
Il dolore causato dalla sofferenza degli altri ha un impatto sui credenti. Il libro delle Lamentazioni è il resoconto di un testimone che vide la disperazione che accompagnò la caduta di Gerusalemme. Era un’angoscia di vaste proporzioni, il popolo di Giuda era stato catturato e fatto schiavo. Le donne erano state stuprate e i bambini morivano di fame. In ogni angolo si vedevano rovina e distruzione, paura e incertezza; i superstiti erano perplessi e non trovavano alcuna consolazione. Le Lamentazioni colgono questo sentimento e descrivono il caos che si era impossessato di una società ribelle. Geremia trovò difficile rappresentare lo scenario. “Il suo cuore era tormentato dall’angoscia che provava per la malvagità del popolo”, scrive Ellen G. White nel libro “Profeti e Re”. Da un punto di vista emotivo, Geremia era probabilmente abbattuto. Il dolore degli altri esseri uma ni penetra il cuore del cristiano che soffre quando gli altri soffrono. Soffro anch’io quando tu stai male. Gesù ci ha lasciato un bellissimo esempio di come dare assistenza a chi ne ha bisogno: “Il nostro Salvatore andava di casa in casa, guariva i malati, dava conforto a chi era in lutto, consolava gli afflitti, parlava di pace agli inconsolabili. Prendeva tra le braccia i piccoli fanciulli e li benediva, e pronunciava parole di speranza e incoraggiamento alle madri scoraggiate. Egli andò incontro a ogni tipo di afflizione e di sventura umana, con cortesia e ineguagliabile tenerezza”, spiega Ellen G. White, nel suo libro “Gospel Workers”. I cristiani hanno la responsabilità di prendersi cura e di portare i pesi gli uni degli altri. Il massacro della chiesa di St. James, a Città del Capo nel 1993, divenne un’occasione per rendere più compatta la famiglia della chiesa. Il pastore Frank Retief programm&ogr ave; una serie di sermoni dal titolo “La strada per la guarigione” e la comunità diede inizio a un processo di riabilitazione e di cura dei cuori feriti. Vittime, famiglie e membri di chiesa godettero del sostegno di psicologi, di aiuti economici, assistenza ai funerali e tanto amore. La sofferenza può avere un grande ruolo nel nostro ministero per gli altri. Non dobbiamo formulare scuse del tipo “non so cosa dire”, se avete perso qualcuno, se siete malati, se avete perso i vostri averi o il vostro matrimonio è in crisi, se avete difficoltà con gli esami scolastici, esistono i presupposti perché possiate aiutare qualcun altro. Le persone che soffrono hanno voglia di qualcosa di meglio, talvolta di un sorriso. I cristiani sono chiamati a condividere con gli altri la loro speranza in Gesù Cristo.