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Pensaci. La scala della felicità (prima parte)

Francesco Zenzale
Dal marciapiede opposto, un uomo di cinquanta anni guarda la porta d’ingresso di un night: “Non è poi tanto grande, quella porta… – dice – eppure! Avevo una bella casa…è passata di là, dei mobili di valore…sono stati inghiottiti da quella voragine. Avevo un buona salute. È sparita anch’essa là, come mi ha detto il medico. Ed eccomi ora logoro, incapace di lavorare, roso dal rimorso, in preda all’insonnia, L’amore di mia moglie, la fiducia dei miei figli, la stima dei miei amici, ho perso tutto; tutto è passato per quella porta!”.
“Povero uomo! – direte voi – Ma la sua storia non mi riguarda. Io per fortuna, non sono schiavo dell’alcol!” Badate bene, ci sono ben altre porte tenute spalancate dallo stesso implacabile padrone (Satana): sono le porte del peccato dalle forme più variegate.
Ma v’è una un’altra porta: quella della salvezza che conduce alla vita eterna e alla felicità. Non si tratta d’una religione, di un insieme di riti da compiere; né d’un codice di regole morali, ma bensì d’una persona: Gesù Cristo. “Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, troverà pastura” (Giovanni 10:9), e sarà felice.
La felicità è uno stato di benessere della persona ed è espressa come pienezza dell’esistere. Si può misurare la felicità? Lo stato di benessere è sempre soggettivo ed è connesso al proprio essere nel mondo, alle relazioni con il mondo: amici, parenti, insegnanti, ecc. Ci sono diversi stati che caratterizzano la felicità. La soddisfazione è lo stato di benessere che viene dalla risposta adeguata ad un bisogno. Essa non è condivisibile ed è centrata sull’io e sui suoi bisogni, è per natura egocentrica. La persona che vive soltanto per sentirsi soddisfatta è una persona egocentrica, chiusa sul proprio Io. Soddisfare i bisogni è necessario per l’esistenza, ma un’esistenza centrata sulle soddisfazioni è un’esistenza che rafforza l’egocentrismo. Molti bisogni nella persona umana diventano qualcosa di più ricco e di più complesso del bisogno animale, diventano desideri. Ho bisogno di mangiare per sopravvivere, ma desidero scegliere cosa mangiare! Il desiderio coinvolge la persona a livello culturale e creativo. Una cosa è ingurgitare per soddisfare la fame, altro è il piacere di mangiare, ad esempio una pizza. Il piacere è lo stato di benessere più ricco della soddisfazione, esso deriva da un desiderio che ha ricevuto risposta adeguata. Anche il piacere è egocentrico, non è mai condivisibile, segue una legge particolare secondo cui la persona tende a centrarsi in esso ripetendo quasi meccanicamente i comportamenti che lo provocano. Un’esistenza fondata soltanto sulla soddisfazione del piacere è un’esistenza che chiude la persona su se stessa.