Notizie Avventiste/Francesco Zenzale
“Una mente serena, uno spirito allegro assicurano la salute al corpo e la forza all’animo” (Proverbi 17: 22).
Nella vita le due emozioni più futili, secondo W. W. Dyer (Le vostre zone erronee) sono il senso di colpa per ciò che è accaduto e l’inquietudine per ciò che potrebbe accadere. Se esaminiamo queste due emozioni si comincia a capire che le lega un nesso, ovvero, possono essere considerate gli estremi di una medesima fascia. Il senso di colpa paralizza l’individuo a causa di un comportamento passato impedendogli di vivere il tempo presente. L’inquietudine è invece il congegno che immobilizza la persona nel presente su qualcosa che appartiene al futuro, e che sfugge al controllo. Queste reazioni servono entrambe a tenerci inquieti o immobili nel presente. Ovunque possiamo vedere esempi di colpa e di inquietudine. Il mondo è pieno di gente terribilmente addolorata per delle cose che non avrebbe dovuto fare, oppure sgomenta per quelle cose che potrebbero accadere o non accadere. Quando siamo preoccupati e inquieti, passiamo il nostro tempo, che è prezioso, a lasciarci ossessionare da un evento futuro. Sia che guardiamo indietro o avanti il risultato è il medesimo: buttiamo via il presente. La nostra cultura ci può trasformare in vere e proprie “macchine della colpa”. Spesso e volentieri, se capita che non ci sentiamo colpevoli o preoccupati per qualcosa, pensiamo che sia un male, che sia inumano. Se qualcuno o qualcosa ci sta veramente a cuore, lo dimostriamo sentendoci colpevoli per le cose terribili che abbiamo commesso, oppure dando prova, visibilmente, di preoccuparci del futuro. È quasi come se, per guadagnarci l’etichetta di persona dotata di cuore, dovessimo dimostrare la nostra nevrosi. Il senso di colpa è uno degli stati d’animo meno intelligenti, dato che comporta un grande spreco d’energie emozionali. Perché? Direte voi. Ma perché ci sentiamo paralizzati nel presente per una cosa che già ha avuto luogo: ciò che è stato, è stato, e nessun senso di colpa può mutarlo. Attenzione però, c’è una gran differenza tra il sentirsi in colpa, quindi riconoscere il peccato, chiedere perdono anzitutto a Dio e poi alla persona in causa, e imparare dal passato a non peccare più! Sentirsi in colpa non significa soltanto crucciarsi per il passato, ma significa immobilizzare le proprie energie. Il risultato di tutto ciò può variare dalla tenue irritazione alla grave depressione. Dolore, ansia, scontentezza, sensi di colpa, rimorsi, diffidenza: ognuna di queste cose contribuisce a indebolire le forze vitali, a sviluppare il deperimento organico, fino a condurre alla morte. Noi abbiamo però una grande possibilità, che è quella di rimetterci a Dio, confidando in lui. Annulliamoci in lui e abbandoniamo il dubbio e la paura! Diciamo assieme all’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (M. Pascu).