Francesco Zenzale
L’uomo, come segnala Kafka, si sente colpevole anche nel fondo della propria innocenza. Per liberarsi da questa inquietudine avrebbe bisogno di conoscere le intenzioni del giudice supremo. Solo allora saprebbe dove andare e quale cammino seguire. Al contrario, ignorando una cosa tanto essenziale, passerà la sua vita fuggendo per il timore del giudizio, cercando con mille scuse e artifici religiosi e non solo, di trovare il modo di rimuovere l‘angoscia della colpa, sapendo che senza un giudizio non vi sarà mai tregua. Giudicato, assolto o condannato che fosse, sarebbe libero da questa tortura. La storia di tutti i perseguitati, degli sfiduciati, delle vittime di tutte le guerre, dei criminali in fuga e di tutti gli esseri umani, rivela la ricerca di giustizia e perdono che tutti esprimono con un grido d’aiuto, il bisogno della grazia. Le Scritture parlano, soprattutto, degli indicativi di Dio, di ciò che egli ha fatto, fa e farà per recuperare l’uomo. I suoi numerosi imperativi, norme e leggi esprimono ciò che Dio propone all’essere umano non tanto per farlo giungere all’aldilà, ma farlo vivere meglio nel presente e nel quotidiano. I testi biblici lasciano intendere chiaramente che la salvezza è un’impresa divina. “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesi 2:8-9). Mediante la fede non “otteniamo” la salvezza, ma piuttosto, la manifestiamo mentre accettiamo la salvezza senza meritarla. Dio viene incontro a noi senza esigere prima da noi “un buon comportamento”. Prima ci accoglie, poi ci insegna a vivere. Questa verità basilare si definisce in teologia “giustificazione per fede”. Dio ama, salva, redime, recupera, restaura. Egli rende possibile la salvezza, la pace, l’equilibrio interiore, in ciascuno dei suoi figli, grazie alla potenza dello Spirito Santo. “Giustificati per fede abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo» (Romani 5: 1). Solo Dio, può mutare “la tempesta del nostro cuore in quiete e le funeste emozioni si calmano” (Salmo 107: 29). La salvezza non consiste affatto – pesando sulla bilancia della giustizia umana – le buone azioni in opposizione a quelle cattive (ai peccati), perché in tutti i modi saremo perdenti dal momento che sta scritto: “Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno” (Romani 3:10-12). Secondo l’apostolo Paolo, “è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesi 2:8). E “se è per grazia, e non più per opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia” (Romani 11:6). Il Signore, “ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Timoteo 3:5). Non ci sono condizioni accessorie. La grazia, dono di Dio, non è un espediente pubblicitario: è assolutamente, completamente gratuita.