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Pensaci. Da figlio prediletto a schiavo

Francesco Zenzale
Che esclamazione paradossale! “Signore, io credo, vieni in aiuto alla mia incredulità” (Marco 9:24). In altri termini: “Io credo, in qualche modo, ma aiutami a credere e ad avere fiducia di più”. La storia raccontata nel vangelo di Marco 9:17-29 può far sorgere delle perplessità se non è compresa nel contesto di tutta la rivelazione biblica. Quanti cristiani hanno pregato per la guarigione o per altre ragioni senza ricevere la risposta desiderata? La domanda che logicamente sorge da questa storia è: “Può essere forse per colpa mia, vista la mia poca fede?”.

Gesù disse: “Ogni cosa è possibile per chi crede” (Marco 9:23), non “Ogni cosa è garantita a chi crede”. C’è una bella differenza. Gesù parla di potenzialità, ma non ne sta garantendo la realizzazione in ogni caso. La Scrittura parla dell’importanza della fede, ma questa non garantisce che le nostre preghiere siano sempre esaudite secondo i nostri desideri. In questo episodio, anche se il contesto immediato è quello del bambino indemoniato, Gesù sembra riferirsi alla problematica più ampia della fede e della dedizione in generale. Quello che lui sta promettendo non è che tutte le nostre preghiere saranno esaudite secondo i nostri desideri.

Infatti, nella preghiera, secondo l’insegnamento di Paolo in Romani 8: 26-27, dobbiamo ricordarci che non sappiamo “pregare dovutamente”, perché le nostre richieste non sempre corrispondono ai nostri bisogni reali. Esse sono legate all’incompiutezza dell’uomo, nel senso che la comprensione che noi abbiamo della problematica che stiamo vivendo, che è oggetto della nostra preghiera, è limitata e condizionata dalle nostre emozioni e anche dalla nostra circoscritta lungimiranza.

Dio, che è infinito e onnisciente, coglie la nostra sofferenza e la nostra richiesta nella totale completezza. Egli vede le conseguenze sin dal principio, pertanto ci esaudisce secondo la sua volontà. Ma non solo, Egli valuta la nostra richiesta in previsione della vita eterna. Pertanto, per il nostro bene futuro ed eterno, Egli ci esaudisce spesso in modo diverso da come noi desideriamo.

Dio disse a Paolo: “‘La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza’. Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, onde la potenza di Cristo riposi su me” (II Corinzi 12:9).