Notizie Avventiste/Francesco Zenzale
“Sappilo dunque e intendi. Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparizione del Messia Capo, vi sono sette e sessantadue settimane di anni. Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana di anni; e in mezzo alla settimana (settantesima) farà cessare sacrificio e oblazione. Dopo le sessantadue settimane di anni, il Messia sarà soppresso, nessuno sarà per lui. Egli (il Messia) farà cessare la trasgressione, metterà fine al peccato, espierà l’iniquità, stabilirà una giustizia eterna, suggellerà visione e profezia e ungerà un luogo santissimo” (Daniele 9:25,27pp,26,24sp).
Questo testo del VI secolo a.C. è la pietra angolare della profezia messianica. Per questo motivo il libro di Daniele era il più letto, consultato e studiato nel primo secolo avanti e dopo Cristo. Il brano citato indica il momento della “pienezza dei tempi” (Galati 4:4), in cui si sarebbe presentato colui che, fin dal giardino dell’Eden, era stato annunciato come la persona che avrebbe stritolato la testa del serpente sotto il proprio piede e avrebbe subito la ferita che lo avrebbe fatto morire (Genesi 3:15). Nel 457 a.C. l’imperatore persiano Artaserse promulgò l’editto, “la parola”, con la quale si autorizzava il popolo di Giuda, che era ritornato in Palestina al tempo di Ciro, a ricostruire la propria città, conferendogli l’autorità di eleggere dei magistrati con potere legislativo, giuridico ed esecutivo (Esdra 7:25). Contando 483 anni (7+62 settimane di anni) dal 457 a.C., si giunge nel XV anno di regno dell’imperatore di Roma Tiberio Cesare (Luca 3:1), che è l’anno 27 dell’era volgare. In quella data Gesù di Nazaret è dichiarato Figlio di Dio e unto dall’Eterno in occasione del suo battesimo (Luca 3:20-22; Atti 10:38). Da quel momento, autunno del 27 d.C., Gesù inizia il suo ministero pubblico e, dopo tre anni e mezzo, nella primavera del 31 d.C., durante la sua ultima cena, conferma il patto (Ezechiele 16:60) iscrivendo la legge di Dio nei cuori di coloro che lo accettano come Salvatore (Geremia 31:31-33). Il giorno dopo, fuori dalle mura delle città di Gerusalemme, egli viene crocifisso, soppresso; nessuno prenderà le sue difese. Il suo sacrificio realizza e mette fine al cerimoniale che nel santuario annunciava la sua offerta di grazia e di amore. Tutta la saggezza umana non sarebbe stata in grado di inventare una storia come quella di Gesù; la “pazzia” di Dio ne è stata capace e ha accettato l’indifferenza, la derisione, lo scherno, gli sputi, la croce e la morte, pur di dare la vita.