Notizie Avventiste/Francesco Zenzale
“L’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse” (Genesi 2: 15).
La gestione cristiana della vita ha un ruolo fondamentale nell’espletazione delle normali attività lavorative; esse acquistano valore nella misura in cui l’uomo si attiene al piano originale divino. L’uomo sin dalle origini è stato chiamato, per mezzo del lavoro, a gestire “i beni paterni”. Nell’ambito della gestione cristiana della vita, il lavoro assume un significato ragguardevole in rapporto a:
– Dio, nel senso che l’uomo fa parte di un programma globale divino che consiste nell’avere cura di tutto ciò che Dio stesso gli ha affidato e che era “molto buono” (Genesi 1:31). Mediante il lavoro, l’uomo s’identifica con il Creatore collaborando nella conservazione della creazione.
– Se stesso, perché mediante il lavoro l’uomo rivendica, di fronte al creato, per se medesimo, l’essere stato creato a immagine di Dio (Genesi 1:27-28).
– La sua felicità. Alla creazione il lavoro fu dato come una benedizione: esso significava sviluppo, realizzazione del sé e felicità.
La gestione cristiana del lavoro ha come scopo di dare contenuti esistenziali santificanti ed escatologici a ogni attività lavorativa. È significativo notare che “nella condanna pronunciata su Satana, fu dato l’annuncio della redenzione: ‘Io porrò inimicizia fra te e la donna’, disse Dio ‘e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno’ (Genesi 3:15). Questa sentenza, che i nostri progenitori udirono distintamente pronunciata da Dio, fu per loro una promessa. Prima di udire parlare delle spine e dei cardi, del lavoro faticoso e del dolore che dovevano costituire il loro retaggio, o della polvere alla quale dovevano ritornare, essi udirono delle parole che dettero loro speranza. Tutto quello che era stato perduto cedendo a Satana poteva essere riconquistato per mezzo del Cristo” (E.G.White).
Ciò induce a pensare che il lavoro deve essere svolto nell’attesa della promessa, del compimento della beata speranza del ritorno di Cristo e della salvezza. Esso ha una funzione specifica nella formazione del carattere. Noi siamo nel mondo, siamo gente della strada, normali cristiani, inseriti nel sistema circolatorio della società. Il Signore ci vuole santi, apostolici, proprio nel nostro lavoro professionale; vuole cioè che ci santifichiamo nella nostra occupazione, che santifichiamo l’occupazione stessa e che, per mezzo di essa, aiutiamo gli altri a santificarsi. “Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Corinzi 10:31).