Francesco Zenzale
Il Catechismo cattolico, a proposito dei santi, riporta quanto segue: (955) “L’unione … di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali. (956) A causa infatti della loro più intima unione con Cristo, i beati rinsaldano tutta la chiesa nella santità … non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini … La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine” (Parte prima, art. 9, par. 5, II, 955/966)
Secondo la Parola di Dio, santo è tutto ciò che appartiene o è riferito a Dio. Significa del tutto separato dal profano (Gv 17:15,16). Santi è l’appellativo caratteristico dei credenti (Rm 1:7; 12:13; 1 Cor 14:34; Ef 5:3). Sinonimo di fratelli, esso evidenzia da un lato la loro condizione di creature sottratte al peccato, separate dal mondo, e dall’altra la loro consacrazione al servizio di Dio. Sono coloro chiamati ad essere santi in Gesù Cristo (1 Cor 1:2; Rm 1:7), che hanno ricevuto la rivelazione della grazia (Col 1:26), che vivono nella luce del Vangelo (Col 1: 12), che godono dell’eredità di Dio, cioè la gioia della salvezza (Ef 1:18). Tutti coloro che accettano Gesù Cristo sono chiamati «Santi», cioè «appartati per Dio».
Inoltre, la Parola di Dio precisa, che i santi non hanno ricevuto la pienezza dell’eredità promessa, ma la riceveranno quando Gesù ritornerà (Eb 11:7-40; Dan 12:13). Fanno parte di una comunità santa, di un popolo eletto (1 Pt 2:5–9) e costituiscono una unità di vita e di testimonianza. I santi, ovvero i credenti, pregano e intercedono presso Dio in favore dei viventi e non dei morti (Gc 5:13-15; 1 Tim 2:1-3), nel nome di Gesù Cristo, il quale è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (At 4:12; 1 Tim 2:5; Col 1:13,14; 1 Cor 1:30-31).
In Cristo Gesù e per mezzo della potenza dello Spirito Santo, annunciano la buona novella della salvezza, cacciano i demoni (At 16:16-18), operano miracoli (At 3:1-6), ecc. Questi sono perfettibili, soggetti a sbagliare, bisognosi della misericordia di Dio (Rom 5:12; 3: -12; Gal 2:1-16) e vivono e muoiono nell’attesa della beata speranza del ritorno di Cristo e della risurrezione dei morti Gesù (Fil 3:7-11; 2 Tim 2:11-13; Ap 14:13).
In breve, secondo la parola di Dio non esistono santi con corone. Il concetto cattolico di santità purtroppo è legato all’acquisizione di meriti specifici che dividono i credenti in cristiani di serie A e di serie B. Il santo è come un grande transatlantico che si trascina dietro le barchette dei semplici cristiani. Un alone di santità si acquisisce attraverso il martirio, la penitenza rigorosa, le buone opere e la verginità. Le opere, il sacrificio, la sofferenza e la persecuzione diventano una sorta di pagamento per ottenere un maggior favore da parte di Dio e quindi acquisire meriti tramite i quali si rende più credibile l’intercessione.
Nella Sacra Scrittura sono definiti “santi” (da sancire che significa tagliare. Sanctus è colui che si è separato dal mondo per unirsi alla chiesa di Cristo) tutti coloro che hanno girato le spalle al mondo, inteso come un sistema organizzativo che fa a meno di Dio, e che sono stati chiamati e hanno risposto con la propria fede di unirsi all’assemblea (ecclesia viene da clesis che significa “chiamata”. Fanno parte della chiesa tutti coloro che sono stati convocati da Cristo) dei credenti. Tutti i cristiani, in maniera molto democratica, sono “santi”, tutti senza aureola.