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La vita e la morte

Notizie Avventiste-Francesco Zenzale
In questi giorni, indipendentemente dalla propria professione di fede, riaffiorano ricordi e affetti legati alle persone care che non sono più con noi. I pensieri sono ancora una volta pervasi da un insieme di significative domande sul senso della vita.
Perchè è capitato proprio a lui o lei? Ora che cosa faccio? Come sarà la mia vita? Ha ancora senso coltivare le mie speranze, i miei progetti? Vale proprio la pena di lavorare faticosamente per vivere se tutto finisce nella tomba? Cosa c’è dopo la morte?
La vita, prima o poi mette tutti di fronte a domande difficili, eppure fondamentali; domande che provocano smarrimento, insicurezza e spesso angoscia. Sempre di più le situazioni della vita ci fanno crollare addosso un disagio esistenziale, un mal di vivere.
La percezione della fine è dentro di noi, è il marchio del peccato, della nostra caducità. L’esilità esistenziale è dentro l’anatomia dell’uomo, fa parte della sua sostanza costitutiva che non è di ferro, ma di carne, che fa male e si decompone.
L’uomo porta i segni della fine sin dalla nascita e c’è un momento in cui, di fronte alla morte, si vorrebbe contare su qualcuno che affermi di essere presente.
È ancora vivo in me il ricordo di un giovane ventisettenne che afferrava le mie mani appoggiandole sulla sua nuda pelle mentre, in preghiera, s’addormentava nel Signore.
In quel momento, la vita appare come una disgrazia. Ti accorgi di non esistere e lo spazio in cui vivi si riempie di quel vuoto esistenziale che ti annienta… Ti interroghi su ciò che non hai fatto e che avresti dovuto fare, e tutto ti appare desolato come un deserto dove non nasce nemmeno un fiore: il senso della vita!
“Non temere – furono le parole rivolte da Gesù a Giovanni l’apostolo – io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti (Apocalisse 1: 17,18).
Coloro che credono in Cristo sanno che egli ha le “chiavi” per aprire le tombe. Il mistero della morte è nelle mani di colui che è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine, colui che apre e chiude il cammino del credente. Egli è la nostra avanguardia, che entra nel territorio del nemico (la morte) ma è anche la nostra retroguardia, che raccoglie i feriti.
La Parola di Dio è l’annuncio della risurrezione e della vita eterna, per questo Gesù è venuto, per mostrarci e per darci la vita eterna. Egli disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?” (Giovanni 11:25,26).