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La Natura umana – Seconda parte

Notizie Avventiste-Francesco Zenzale
La seconda importante affermazione biblica per capire la natura umana si trova in Genesi 2:7. Non deve sorprendere che questo testo costituisca il fondamento per la riflessione sulla natura umana. Esso è, dopo tutto, l’unico racconto biblico che informi su come Dio abbia creato l’uomo. Il testo dice: “E il Signore Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, e gli alitò nelle nari un fiato vitale; e l’uomo fu fatto anima vivente” (Versione Diodati). La versione Nuova Riveduta della Bibbia molto più correttamente traduce: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un essere vivente”.
Storicamente, questo testo è stato letto attraverso le lenti del dualismo classico. È stato dato per scontato che l’alito di vita che Dio ha soffiato nelle narici dell’uomo fosse un’anima immateriale e immortale immessa da Dio nel corpo materiale. Alla luce di questa interpretazione, si sostiene che come la vita terrena ebbe inizio con l’innesto di un’anima immortale in un corpo fisico, così la fine avverrà quando l’anima lascerà il corpo. Genesi 2:7 è stato storicamente interpretato alla luce del dualismo tradizionale corpo-anima. Ciò che ha portato a questa errata e mistificante interpretazione va ricercato nel fatto che la parola ebraica nefesh, tradotta “anima” in Genesi 2:7, è stata intesa secondo la definizione tratta dal dizionario della lingua italiana: “Principio immateriale della vita dell’uomo contrapposta al corpo e tradizionalmente ritenuta immortale o addirittura partecipe del divino” o, ancora: “Principio spirituale incarnato in esseri umani”.
Questa definizione riflette la concezione platonica dell’anima come essenza immateriale e immortale aggiunta al corpo, benché non ne faccia parte. Purtroppo per molti questo presupposto costituisce la chiave di lettura dell’Antico Testamento e si comprende nefesh alla luce del dualismo platonico anziché del concetto biblico dell’uomo. Come dice Claude Tresmontant: “Applicando all’ebraico nefesh (anima) le caratteristiche della psyche (anima) platonica, … facciamo sì che il vero significato di nefesh (anima) ci sfugga e, inoltre, rimaniamo con innumerevoli falsi problemi”.
Coloro che interpretano le caratteristiche di nefesh nell’Antico Testamento partendo dal presupposto dualistico, avranno grande difficoltà a capire il concetto biblico unitario della natura umana, secondo il quale corpo e anima costituiscono una manifestazione della stessa persona vista da prospettive diverse.
Queste persone, ancora, avranno difficoltà ad accettare il significato biblico dell’anima intesa come principio vitale per la vita umana e animale. Inoltre, sarà per loro difficile spiegare quei brani della Bibbia (come Levitico 19:28; 21:1,11; 22:4; Numeri 5:2; 6:6,11; 9:6,7,10; 19:11,13; Aggeo 2:13) che parlano del cadavere come di un’anima (nefesh) morta.