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La natura umana: immagine di Dio

Notizie Avventiste-Francesco Zenzale
La caratteristica distintiva della relazione dell’uomo con Dio è contenuta nell’espressione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza” (Genesi 1:26; cfr. 5:1,3; 9:6).
Per secoli i teologi hanno discusso sul significato dell’immagine di Dio nell’uomo. Sono state proposte differenti soluzioni. Alcuni ritengono che l’immagine sia la somiglianza fisica tra Dio e l’uomo, ma questa interpretazione presuppone che Dio abbia una natura corporea simile a quella degli esseri umani. Quest’idea contrasta con l’affermazione di Cristo che Dio è spirito (Giovanni 4:24) e quindi non legato allo spazio o alla materia come noi. Inoltre, i termini biblici legati all’aspetto fisico della natura umana, corpo (basar) e carne (sarx), non sono mai applicati a Dio. Altri pensano che l’immagine di Dio consista nell’aspetto non materiale della natura umana, cioè la sua anima spirituale.
Questo modo di vedere la natura umana presuppone il dualismo corpo – anima che, però, il racconto della Genesi non ammette. L’uomo non ha ricevuto un’anima da Dio; è stato fatto anima vivente (Gen 2:7). Inoltre, nella Genesi si afferma che anche gli animali sono diventati “anime viventi”, pur non essendo stati creati a immagine di Dio.
Secondo la Parola di Dio l’immagine di Dio non è qualcosa che noi abbiamo, ma qualche cosa che noi siamo. L’immagine di Dio in noi non è localizzata in un elemento particolare della nostra persona, ma nella totalità del nostro essere. Nella creazione, l’immagine di Dio si rifletteva su tutti gli aspetti di Adamo e di Eva.
L’immagine di Dio è collegata alla capacità dell’uomo, su un livello limitato, di essere e agire in rapporto a ciò che Dio è e opera, su un livello illimitato. Il racconto della creazione sembra indicare che, mentre il sole domina il giorno, la luna la notte e i pesci il mare, l’umanità rappresenti Dio per il dominio che esercita su tutti questi regni (Gen 1:28,30). Nel Nuovo Testamento, l’immagine di Dio nell’umanità non è mai associata alla comunione maschio-femmina né alla somiglianza fisica o all’anima immateriale e spirituale, ma piuttosto alla capacità morale e razionale: “Vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato” (Col 3:10; Ef 4:24).
Per lo stesso motivo, la conformità all’immagine di Cristo (Romani 8:29; 1 Corinzi 15:49) è generalmente percepita in termini di giustizia e santità. Nessuna di queste qualità è posseduta dagli animali. Ciò che distingue l’essere umano dagli animali sta nel fatto che la natura umana ha in sé delle possibilità divine. Per il fatto che siamo stati creati all’immagine di Dio, siamo in grado di rifletterne il carattere. Essere creati all’immagine di Dio significa, inoltre, che l’essere umano debba vedere se stesso come un individuo rivestito di significato, potenzialità e responsabilità. Significa che l’uomo è stato creato per riflettere Dio nella mente e nelle azioni. Egli può compiere, a un livello limitato, ciò che Dio opera a un livello illimitato.
Ellen G. White, nel libro Patriarchi e Profeti, scrive: “L’uomo era l’immagine di Dio, nell’aspetto e nel carattere. Solo il Cristo è tuttavia ‘l’impronta dell’essenza…’ (Ebrei 1:3) del Padre; l’uomo fu creato simile a Dio, intimamente conforme alla volontà divina. La sua mente poteva comprendere le realtà spirituali, i suoi sentimenti erano nobili, gli impulsi e le passioni erano controllati dalla ragione. Nella sua purezza, egli era felice di questa condizione di assoluta armonia con Dio”.