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La grazia e la libertà dell’uomo

Francesco Zenzale
La redenzione ha la sua origine, il suo percorso e il suo punto d’arrivo nell’amore di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo. Ecco il fondamento sul quale il Vangelo intero è costruito e proclamato. Chi crede in Gesù è salvato, e chi non crede è condannato. Il “Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede…poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, come è scritto: ‘Il giusto per fede vivrà’” (Romani 1:16,17). Ma il semplice fatto che la salvezza s’intrecci con l’amore di Dio ci mostra che la prima limitazione alla grazia di Dio si trova nella risposta umana. “Dio è amore” (1 Giovanni 4:8), e l’amore non può costringere alla fedeltà. Tutto quello che fa Dio, il suo piano creativo, la provvidenza, la redenzione, la relazione, la restaurazione e il giudizio, procede dall’amore. Se non allontana alcun peccatore che possa venire a lui (Giovanni 6:37), non può neanche forzare nessuno a venire a lui contro il suo volere. La libertà di scelta è essenziale nella salvezza: se questa venisse da una fedeltà obbligata a Dio, non sarebbe più l’atto di un Dio amorevole, ma la misura disperata di un supertiranno, qualcosa del tutto diverso dal vero carattere divino. Perciò la grazia di Dio, abbondante, gratuita e onnipotente, non può salvare un peccatore che non voglia accettare, attraverso la fede, la redenzione che Dio ha offerto in Gesù. La nostra libera scelta può effettivamente limitare l’azione della grazia.
Bisogna dunque fare attenzione a non confondere il diritto della verità con quello della libertà. È vero che “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4), ma è altrettanto vero che non forza nessuno ad accettare la verità evangelica. Troppo a lungo, infatti, le Chiese hanno dato la preferenza “ai diritti della verità” piuttosto che a quelli della persona. Spesso, non hanno esitato a imporre con la forza quello che esse consideravano come vero.
Il diritto alla libertà religiosa è essenzialmente il diritto alla libera ricerca di Dio. Anche quando gli uomini non hanno ancora trovato Dio, quando reputano di doverlo rigettare o manifestano indifferenza nei suoi riguardi, la libertà sociale o civile, l’immunità da ogni costrizione e il rispetto della dignità sono loro dovuti. Un versetto del Corano afferma: “Se il tuo Signore volesse, tutti gli uomini sulla terra avrebbero la fede, ma forzeresti tu le persone a credere?” (Sura 10, 99).

Per i credenti, diffondere la fede, battezzare tutte le nazioni nel nome del Cristo, vuol dire, prima di tutto, presentare alla libertà degli uomini un modello di vita il più evangelico possibile, non vergognarsi delle proprie convinzioni, saper assumere la responsabilità delle proprie decisioni e rispettare più di tutto la libertà degli interlocutori, questo misterioso cammino verso Dio che si realizza nelle svolte più inattese.