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La gallina e le Bibbie – Una storia vera dalla Cina

La nostra chiesa contava 22 membri ed eravamo tutti imparentati. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) il capo della famiglia, mio nonno, dovette lavorare in campagna insieme con un vecchio pastore. Mio nonno si convertì assistendo alla morte di quell’uomo. Diceva sempre: “Non ho mai visto morire una persona in modo migliore”.
Mio nonno aveva una memoria straordinariamente forte e parlava di Cristo ai suoi familiari con l’aiuto dei versetti biblici che aveva imparato dal vecchio pastore. Eravamo molto poveri e mangiavamo solo riso e verdure, la carne non c’era mai. Nel 1995 mio nonno ci convocò tutti quanti. “Ho brutte notizie”, disse. “Già da quindici anni vi parlo di Cristo attingendo fra i miei ricordi ciò che ho imparato da quel pastore. Ora però devo dirvi che non posso più insegnarvi niente di nuovo. Ho imparato circa 500 versetti da quel pastore e ve li ho spiegati tutti per ben cento volte. È ora che cerchiamo gli altri testi sacri”. Ci guardammo stupiti, sembrava una cosa impossibile. Non sapevamo neanche che ciò che stavamo cercando si chiamasse “Bibbia”. “Chi dovrebbe procurarceli?” chiedemmo al nonno. “Dio stesso – rispose – e noi dobbiamo pregare per ques to”. Pregammo, pregammo e pregammo, per due anni, ma non successe niente. Mio nonno continuò ad avere fede, altrimenti noi l’avremmo persa. Una domenica, mentre alcuni di noi stavano pregando, una gallina entrò in casa. Schiamazzando rumorosamente, a un tratto depose un uovo. Non sapevamo di chi fosse, perciò mio nonno legò una piccola banconota del valore di un uovo a una zampa della gallina che uscì di casa. Sapevamo che sarebbe tornata dal suo padrone. Meno di un’ora dopo una voce agitata gridò: “Chi ha legato i soldi alla zampa della mia gallina?”. Mio nonno rispose senza esitazione: “Sono stato io”. L’uomo entrò nella nostra casa. Era un nostro compaesano, ma era seguito da un altro uomo ben vestito che con voce educata disse: “Sono un alto dirigente del Partito Comunista a Pechino”. Ci spaventammo. Cosa voleva quell’uomo? “In tutta la mia vita non ho mai visto tanta onestà”, spiegò. “Questo è meraviglioso. Vorrei che ci fossero più persone come lei in Cina. Mi dica, come mai è così onesto?”. Mio nonno rispose con due parole: “Gesù Cristo!”. Celando un sorriso l’ufficiale comunista chiese: “C’è qualcosa che posso fare per lei?”. Con franchezza mio nonno rispose: “Vorremmo avere i testi sacri di Cristo”. L’ufficiale lo fissò con uno sguardo scrutatore. “Cosa intende per testi sacri? Forse desidera una Bibbia?”. Fu un comunista a dirci che si chiamava Bibbia! “Potrebbe procurarcene una?”, chiese mio nonno all’ufficiale che sorridendo rispose:“Vedrò cosa potrò fare”. Egli tornò a Pechino, ma non successe niente. Passarono dei mesi e noi continuammo a pregare. Nell’autunno del 1998, arrivò al nostro villaggio un giova ne che chiese di noi. Lo facemmo entrare; poi il giovane prese sette Bibbie dalla sua borsa: una era scritta a caratteri grandi ed era per mio nonno, le altre erano per noi. Facevamo fatica a leggerle, perché di istruzione ne avevamo avuta ben poca. “Come ci hai trovati qua?” chiedemmo. “Appartengo a un movimento di comunità familiari. L’anno scorso uno dei nostri conduttori è stato arrestato a Pechino. In prigione però è stato visitato da un alto funzionario che gli ha detto: ‘Se ti faccio rilasciare, mi prometti di portare una Bibbia a un anziano e alla sua famiglia nel Gansu?’ Il nostro pastore ha promesso di farlo. Il giorno dopo l’hanno rilasciato dandogli un pezzo di carta con il vostro indirizzo”.
È per questo che diciamo: “La gallina ha deposto le Bibbie”.