Mt 11:28 – Un ragazzo di tredici anni ha scritto a una rivista: “Il mio bisogno è di avere qualcuno a cui si possa dire tutto; un amico a cui si possano raccontare i propri guai e i propri segreti, senza rischiare di essere preso in giro. Un amico sicuro”. Uno dei problemi oggi più dibattuti sul piano dell’impegno sociale ed ecclesiastico è quello della solitudine, dell’uomo che si sente abbandonato e solo. Quando si ha la prima triste esperienza di solitudine? Il bambino che nasce esprime la sua sensazione di smarrimento per l’abbandono con il pianto. Ogni bambino si apre alla vita piangendo. Dal calore protettivo del grembo materno, da questa sicurezza, si trova di colpo staccato. Il grave shock della nascita è la prima esperienza di solitudine. Quali sono le persone che si sentono più sole in questa società? Sono le più indifese e le meno produttive: i bambini – che per gli orari di lavoro dei loro genitori sono condannati a stare nei primi anni troppo soli e lontani dai loro naturali modelli di vita – i vecchi, gli handicappati, i carcerati, ecc.
L’epoca del boom degli strumenti della comunicazione sociale coincide con il boom dell’esperienza della solitudine e dello smarrimento. Mai l’uomo ha avuto tanti mezzi per comunicare, e mai l’uomo si è sentito tanto solo e smarrito. Nel campo del successo? In quello almeno sembra esserci il superamento di questo problema. Invece il divismo è il luogo più tragico. Una dichiarazione autobiografica di Marlon Brando: “A che serve tutto questo? Il successo? E poi? Si è ricevuti ovunque, ma questo è tutto e nulla. Si è seduti su un trono di zucchero. E poi che si fa? Si resta soli, soli…”. Sembra che quanto più si conseguono i beni considerati da tutti come il massimo traguardo, tanto meno si colma il vuoto che si trova nell’uomo. Anche il più grande benessere, considerato oggi come l’unico scopo della vita, è incapace di colmare il vuoto della solitudine. Qualcuno ha detto: “Noi accumuliamo perché c’è un vuoto nel nostro cuore”. Pascal ha detto: “Dio ha creato nel cuore umano un vuoto che può essere riempito solo da Dio stesso”. Quante persone, si drogano perché si sentono sole e smarrite. La droga non è solo quella polverina bianca di cui sentiamo spesso parlare. è ogni situazione che per un istante ti fa sentire vivo fra tanti morti ma poi ti fa percepire morto fra tanti vivi. Droga è il chiasso babelico (qualcuno ha parlato di inquinamento sonoro). Droga è il divertimento scatenato, la frenesia senza riflessioni, il correre senza una meta. Droga è l’attivismo esagerato, il fare per fare. Droga è il rifiuto di pensare. Droga è il sesso. Questi sono oggi, alcuni tentativi più comuni per sentirsi insieme, per sentirsi vivi e per riempire questo vuoto che sente l’uomo. Questi sono i surrogati della comunione che fanno ripiombare l’uomo in una solitudine, in uno smarrimento sempre più nero.
Gesù alla samaritana disse: “Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai sete”. Chi cerca di dissetarsi alle sorgenti di questo mondo avrà sempre sete. Gli uomini sono sempre insoddisfatti. Anelano a un qualcosa che soddisfi le esigenze dell’anima. A queste Uno solo può rispondere. Anche nelle relazioni più riuscite esiste una zona insaziabile, di solitudine, un vuoto incolmabile. Ci sono, in certi momenti di esperienza, di conoscenza e di amore, “sensazioni di pienezza dentro”. Se, per esempio, pensiamo alla pienezza dentro che sente l’innamorato quando ottiene il sì definitivo della persona cara. Ma questa sensazione di pienezza, di vittoria, dura un solo intensissimo, ma brevissimo momento. Passato questo, già si tende a una pienezza ancora maggiore. Forse perché il cuore umano è fatto di materiale elastico. Ogni esperienza di pienezza, sia pur breve, allarga il cuore e fa più esigente il desiderio di pienezza. Noi inconsciamente o consapevolmente cerchiamo la bellezza, la verità, la potenza, sentiamo nostalgia di infinito, di eternità, noi cerchiamo nostro Padre, il nostro Creatore. Solo Colui che ci ha creato in un dato modo può risolvere e riempire questo desiderio di pienezza. Ripetiamo insieme le parole del salmista: “Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te”.
Giovanni Negro