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Giustizia, pace e salvaguardia del creato

Sono i temi dibattuti anche in interminabili incontri tra tanti rappresentanti delle chiese cristiane. Sono argomenti importanti, certo, su cui le chiese devono portare il loro contributo, ma mi sembra che si giri intorno al problema vedendolo più dal punto di vista sociale, ecologico, filosofico, psicologico, politico, giuridico che biblico. Le chiese invece dovrebbero studiarlo assai più concretamente andando alle radici del problema. La Bibbia dice: “Il frutto della giustizia sarà la pace e l’effetto della giustizia tranquillità e sicurezza per sempre… Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace” (Isaia 32:17; Giacomo 3:18). Il mondo e la cristianità stanno raccogliendo quello che è stato seminato. Non ci può essere giustizia senza il rispetto della legge, lo sanno tutti. Purtroppo, la cristianità cattolica ha passato secoli a presentare la Legge di Dio contraffatta dall’attentato contro i 10 comandamenti (il 2° abolito e il 4° gravemente alterato) e il protestantesimo ad affermare che la Legge di Dio è stata abolita alla croce. Questo atteggiamento critico delle chiese nei confronti della Legge per eccellenza, dalla quale derivano le leggi degli uomini, ha avuto profonde ripercussioni morali, sociali, politiche, economiche, giuridiche che sono sotto gli occhi di tutti. Perché le chiese non si decidono a tornare a una seria teologia della Legge nell’Antico e nel Nuovo Testamento con tutte le implicazioni e a recitare un onesto mea culpa? Dobbiamo meravigliarci quindi di tutta questa anarchia che ci circonda? Per la Bibbia, poi, tutta questa invocazione alla pace è uno dei tanti segni precursori del ritorno di Cristo: “Quando diranno pace e sicurezza, allora di subito una improvvisa rovina verrà loro addosso come le doglie alla donna incinta e non scamperanno affatto” (1 Tessalonicesi 5:3). Le nazioni continuano la tragica farsa; parlano di pace e fabbricano e vendono armi al miglior offerente. E l’Italia non è tra le ultime. Si dice una cosa e se ne fa un’altra.
Salvaguardia del creato. Ci sembra che il compito delle chiese sia quello di richiamare l’attenzione sulla risposta-soluzione biblica. Dio ha messo l’uomo nel paradiso terrestre ma la rivolta contro il Creatore ha ridotto quel paradiso in un’immensa discarica.
Ma siamo alla vigilia del ristabilimento del pianeta alla sua primitiva bellezza, ristabilimento che avverrà dopo il ritorno di Cristo che verrà “a distruggere quelli che distruggono la terra” (Apocalisse 11:18; 21:1-5). Ma è possibile fare questo senza la visione profetica della storia? Perché i cristiani non si decidono a studiare seriamente l’escatologia che invece viene spesso ignorata o ridicolizzata? Ripetiamo le parole del Padre Nostro “il tuo Regno venga” ma con il nostro silenzio escatologico diamo l’impressione di stare tanto bene quaggiù. E faremmo bene a ripetere anche la confessione di Pietro: “Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3:13).
Domenico Visigalli