Come Dio tratta i peccatori?
«Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà» (Gr 31:3). Come Dio tratta i peccatori? Ecco una domanda che a motivo di una errata comprensione della natura di Dio, in molte persone, suscita paura ed apprensione. Hai mai sentito parlare del ladrone sulla croce? Ecco in breve la sua storia: “Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Gesù gli disse: «Io ti dico in verità oggi, tu sarai con me in paradiso»” (Lc 23:39-43). L’esperienza di quest’uomo è eloquente sul modo come Dio tratta i peccatori: li ama. Poco conosciamo di quest’uomo, e poco importa conoscere quel che ha fatto – l’evangelista Luca non entra nei dettagli, e ciò è un bene – ma di una cosa possiamo esserne certi che egli riconosce di aver peccato e di meritare la punizione inflitta: «Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni». Un altro aspetto è che quest’uomo riconosce l’innocenza salvifica di Gesù: «ma questi non ha fatto nulla di male», e si aggrappa a Gesù con fede: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!». Mentre i capi lo rinnegavano e perfino i suoi discepoli dubitavano della sua divinità, quel povero ladrone, sulla soglia dell’eternità, riconosceva Gesù come suo Signore. Molti erano pronti a chiamarlo Signore quando compiva dei miracoli e quando risuscitava i morti; ma nessuno, eccetto quel ladrone salvato nell’ultima ora, lo riconosceva mentre agonizzava là sulla croce. Le parole di perdono rivolte al ladrone penitente accendevano una luce che avrebbe illuminato anche gli estremi limiti della terra. Anche i nostri cuori! Dio ci ama e non ha mai smesso di volerci bene, pertanto egli ci invita a confessare i nostri peccati e ad accettare nei nostri cuori il suo perdono e le sue promesse. Solo “presso Dio v’è perdono” (Sl 130:4); Egli in Gesù Cristo “ha perdonato tutti i nostri peccati” (Co2:13). In Eb 10: 17, Dio dice che “non si ricorderà più dei nostri peccati e delle nostre iniquità”. E, in Isaia sta scritto: “Io, io sono; per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati” (Is 43:25).
Past. Francesco Zenzale
Come ricevere il perdono di Dio?
«E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie, per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati, grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace» (Lc 1:76-79). La parola ispirata ci rivela il carattere di Dio, il suo amore infinito e la sua grande misericordia. Quando Mosè infatti disse in preghiera: «… Fammi vedere la tua gloria!» il Signore gliela rivelò rispondendo: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà…» (Es 33:18,19). Poi, passando davanti a Mosè proclamò: «Io sono il Signore, il Dio misericordioso e clemente, sono paziente, sempre ben disposto e fedele. Conservo la mia benevolenza verso gli uomini per migliaia di generazioni, e tollero le disubbidienze, i delitti e i peccati…» (34:6,7). «Nessun dio è come te, Signore: tu cancelli le nostre colpe, perdoni i nostri peccati. Per amore dei sopravvissuti del tuo popolo, non resti in collera per sempre ma gioisci nel manifestare la tua bontà» (Mic 7:18). Secondo la Parola ispirata solo “presso Dio v’è perdono” (Sl 130:4); Egli in Gesù Cristo “ha perdonato tutti i nostri peccati” (Co 2:13). In Ebrei 10: 17, Dio dice che “non si ricorderà più dei nostri peccati e delle nostre iniquità”. “Io, io sono; per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati” (Is 43:25). Uno degli aspetti importanti, del perdono, oltre alla confessione è il pentimento. Gli esempi di vero pentimento e di profonda umiliazione riportati nella Parola di Dio rivelano che chi confessa i propri peccati non tenta di giustificarsi. Paolo non cercava scuse, anzi, dipinse il proprio peccato a tinte fosche e non fece nulla per sminuire la propria colpa. Ecco le sue parole: «I capi dei sacerdoti mi avevano dato un potere speciale, e io gettavo in prigione molti cristiani. E quando essi venivano condannati a morte, anch’io votavo contro di loro. Spesso andavo da una sinagoga all’altra per costringerli con torture a bestemmiare. Ero crudele contro i cristiani senza alcun riguardo, e li perseguitavo anche nelle città straniere» (At 26:10,11). E poi affermò con convinzione: «Questa è una parola sicura, degna di essere accolta da tutti: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori. Io sono il primo dei peccatori”» (1 Tm 1:15). Chi si pente sinceramente, manifestando umiltà e dolore, comprenderà l’amore di Dio e il significato del Calvario e si rivolgerà a Dio come un figlio che confessa i propri errori al padre che lo ama. La Parola di Dio dice: «Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità» (1 Gv 1:9). Dio ci offre la sua grazia a condizioni semplici, giuste e ragionevoli. Non dobbiamo fare nulla di difficile per ottenere il perdono dei peccati; non occorrono lunghi e faticosi pellegrinaggi né penose penitenze per raccomandarci a Dio o per espiare le nostre trasgressioni. Chi confessa i propri peccati e li abbandona sarà trattato con misericordia. L’apostolo Giacomo ci esorta: «Confessatevi a vicenda i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri, così che possiate guarire» (Gc 5:16). «Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui (Gesù Cristo) vi è annunziato il perdono dei peccati» (At 13:38). Il perdono di Dio non lo si può acquistare, possiamo riceverlo solo attraverso la fede per mezzo della grazia e la misericordia di Dio.
Past. Francesco Zenzale
Come vivere il perdono di Dio?
«Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe. [Ma se voi non perdonate, neppure il Padre vostro che è nei cieli perdonerà le vostre colpe.]» Mc 11:25-26). Uno dei maggiori ostacoli alla vita cristiana è la mancanza di perdono. Il perdono rende capaci di amare e di crescere, riconcilia con gli altri, cura lo spirito e il corpo. Il perdono è sorgente di guarigione: guarisce l’intimo, le ferite provocate dal risentimento, rinnova le persone, i matrimoni, le famiglie, le comunità, la vita sociale. Il perdono è la chiave dei nostri rapporti con Dio, col prossimo e con noi stessi. Che cosa significa perdonare? Perdonare non significa dimenticare, poiché non c’è dato di perdere la memoria a nostro piacimento. Però si può fare a meno di rimuginare. Perdonare significa allora superare l’offesa che c’è stata fatta, con un gesto d’accoglienza. Il Perdono è uno stile di vita. Alla domanda di Pietro: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?»; Gesù rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette (Mt 18:22). Perdonare non vuol dire accettare passivamente i torti subiti, facendo finta che non sia successo nulla; cosa impossibile. Bisogna adoperarsi per far comprendere, laddove è possibile, l’errore commesso e ristabilire la verità e la giustizia. Pertanto il perdono è una decisione: non è un sentimento, ma un atto della nostra volontà. Decido di perdonare anche se non me la sento. È la scelta di amare gli altri così come sono. Alla donna adultera, dove i suoi accusatori erano pronti per lapidarla, «Il carattere di Gesù brilla nella bellezza della perfetta giustizia, nel perdono concesso a quella donna e nell’incoraggiamento a vivere una vita migliore. Gesù non scusa il peccato e non diminuisce il senso della colpa; tuttavia non vuole condannare, ma salvare. Il mondo nutriva per quella donna peccatrice solo disprezzo e condanna, mentre Gesù le rivolse parole di consolazione e speranza. Colui che è senza peccato comprende le debolezze del peccatore e gli offre aiuto. Mentre i farisei ipocriti accusano, Gesù dice: «Va’ e non peccar più» (E. G. White, La Speranza dell’uomo, p. 348). Perdonare significa convertire il male subito in un gesto di accoglienza. Giuseppe fu venduto dai propri fratelli come schiavo agli egiziani. Più tardi passò due anni in prigione per qualcosa che non aveva commesso. Tornato libero e dopo essere salito tanto in alto da essere inferiore soltanto al Faraone, vennero i suoi fratelli a comperare il grano da lui. Inorridirono quando lo riconobbero, sicuri che avrebbe voluto vendicarsi. Ma Giuseppe disse loro: “Voi avevate pensato del male contro a me; ma Dio pensato di convertirlo in bene» (Gn 50: 20). “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe” (Mv 11: 25). Andiamo in ginocchio e presentiamoci al Signore elencando i nostri peccati e chiedendogli perdono; poi presentiamo le persone che siamo invitati a perdonare e chiediamogli di darci la forza di perdonare come lui ci ha perdonati, ed infine presentiamo le persone verso le quali abbiamo fatto del male chiedendo il loro perdono. Il perdono è come l’olio nel motore di un’automobile. Che cosa succede al motore quando manca l’olio? Si blocca. Così è anche nella vita, dove non c’è l’olio del perdono i rapporti si frantumano, si modificano e peggiorano. Il perdono vivifica chi lo offre e chi lo riceve. Past. Francesco Zenzale