Francesco Zenzale – Il capitolo 7 di Daniele è suddiviso in quattro parti. Nell’introduzione abbiamo un dato cronologico relativo all’anno in cui la visione fu accordata (v. 1). Il primo anno di co-reggenza di Baldassarre corrisponde al 549 a.C.
La prima parte (vv. 2-8) descrive la visione caratterizzata da quattro bestie. Dalla quarta bestia con le dieci corna, che risulta diversa dalle precedenti (v. 7), spunta “un altro piccolo corno, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte. Quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che pronunciava parole arroganti” (v. 8).
Nella seconda parte osserviamo la descrizione del giudizio. In essa l’attenzione è posta sull’arroganza dell’undicesimo corno e sulla sua fine connessa alla quarta bestia (v. 11), come se il potere rappresentato dal corno riproducesse lo spirito prepotente e violento della quarta bestia. Inoltre, il brano descrive la venuta del figlio dell’uomo congiunta alla venuta del regno di Dio che, rispetto agli altri regni, è eterno (vv 13-14).
Nella terza parte troviamo la spiegazione della visione (vv. 15-25). È importante osservare quanto Daniele sia consapevole di ciò che Dio gli rivela. Pur essendo turbato, spaventato, si “avvicina a uno dei presenti e gli chiede il vero senso di ciò che avevo(a) visto” (v. 15). Inoltre, chiede spiegazioni sulla quarta bestia, le dieci corna e quello strano e terribile corno, dall’aspetto religioso più che politico, che cavalca la storia fino al giorno del giudizio (vv. 19-22).
Nella quarta parte, la visione torna sul giudizio finale, giorno in cui “il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutte le potenze lo serviranno e gli ubbidiranno” (v. 27).
Arriviamo alla conclusione dove Daniele descrive, ancora una volta, il suo stato d’animo. Nonostante il lieto fine, il profeta è fortemente intimorito a causa dell’attività persecutoria del potere rappresentato dall’undicesimo corno (vv 26-27).
Concludendo questa breve riflessione, osserviamo quanto il Signore sia interessato a offrire a Daniele una spiegazione lineare della visione, rispondendo al profeta che lo interpella più volte per ulteriori dettagli. Di nuovo Dio sorprende l’uomo, interagisce con lui, anche quando il suo dire non sempre è alla portata della sua comprensione. Come Daniele, possiamo solo rimanere impressionati e conservare il tutto in cuor nostro, “poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito” (1 Cor 13:9-10).
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