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Daniele in breve. Sciogliersi nel suo amore

Francesco Zenzale – “Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima” (Dn 6:10).

Se vuoi essere figlio dell’amato Padre in cielo, è indispensabile amare i nemici, quelli che ti perseguitano, ti oltraggiano, ecc. (cfr. Mt 5:43-48).

In altre parole, rinuncia a vivere secondo i tuoi schemi mentali e le tue passioni! Rimani in silenzio nell’attesa che l’altro si converta o t’inchiodi sulla croce. Che strana perfezione! Niente corone, luci abbaglianti, ovazioni, ma un lasciarsi condurre laddove non vorresti (cfr. Gv 21:18).

Credi che il tuo avanzamento professionale possa scorrere con semplicità, contrassegnata dal merito, ed ecco che all’improvviso ti rendi conto che intorno ci sono “quelli” che complottano contro di te. Vogliono toglierti di mezzo! Non è questione di diffamazione della tua persona o del tuo lavoro, che per gli stessi nemici è inappuntabile, ma vogliono ucciderti! Ovvero, non hai il diritto di esistere.

Il pensiero si mobilita e in breve tempo ripercorre il tempo della sofferenza, come anche della fedeltà, dalla quale sono sgorgati successi alla gloria di Dio e dai quali, indubbiamente, hai tratto dei vantaggi. Poi si posa sul presente interrogandosi: “Adesso, che cosa ho fatto di male? Perché mi odiano? Ho forse scelto io di essere amministratore generale? Probabilmente perché sono un ebreo o un cristiano?”. Niente di tutto questo! L’odio che induce l’altro alla morte non è razionale! È immotivato!

Che cosa fare? Lamentarsi, vendicarsi, minacciare, nascondersi…

Dopo esserti innamorato di Dio e aver condiviso lunghi anni d’intensa partecipazione, è difficile agire come fanno tutti, in altre parole cambiare stile di vita come una canna agitata dal vento (Mt 11:7). Che cosa doveva fare il profeta Daniele, vittima di un complotto che prendeva di mira la sua fede? Andare da Dario per informarlo del tranello o cercare una via d’uscita di fronte a un decreto irreversibile?

Scelse una terza strada. Aprì le finestre della sua stanza, orientate verso Gerusalemme, e tre volte al giorno, e non solo, continuò a non deludere quell’amore che per anni lo ha sostenuto e mai deluso (cfr. Sal 139), di cui non poteva più fare a meno (cfr. Dn 6:10).

La stessa strada è possibile me e per te oggi. Ed ecco che incurante delle conseguenze (la fossa dei leoni), ti sciogli tra le braccia del Signore, lasci che le tue lacrime siano raccolte nel suo otre e chini il tuo capo sul suo petto (cfr. Gv 13:23) in un trasporto dal gusto eterno.

Sì, Signore! “Tu conti i passi della mia vita errante; raccogli le mie lacrime nell’otre tuo; non le registri forse nel tuo libro?” (Sal 56:8).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it