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Daniele in breve. Politicamente integro

Francesco Zenzale – “Allora i capi e i satrapi cercarono di trovare un’occasione per accusare Daniele circa l’amministrazione del regno, ma non potevano trovare alcuna occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c’era in lui alcuna mancanza da potergli rimproverare. Quegli uomini dissero dunque: ‘Noi non avremo nessun pretesto per accusare questo Daniele, se non lo troviamo in quello che concerne la legge del suo Dio’” (Dn 6: 4-5).

Nell’ultima parte di Daniele 6:2 c’è una frase che merita la nostra attenzione: “Perché… il re non avesse a soffrire alcun danno”. La corruzione, l’estorsione, la frode erano all’ordine del giorno presso le corti dell’antichità. Non mancavano le “tangenti” per aggiudicarsi l’appalto di qualche decina di miliardi di euro e ingrassare le tasche dei governatori che si arricchivano ai danni del re e del popolo. Era dunque indispensabile mettere a capo del governo un uomo di fiducia e onesto come Daniele, il quale, in passato, aveva dimostrato integrità e rettitudine negli affari. Daniele aveva la responsabilità di vegliare perché i libri contabili fossero in ordine e che tutto si svolgesse nel modo più accurato.

Scrive Carmine Bianchi: “Daniele è un uomo politico, un amministratore e come tutti quelli che ricoprono posizioni analoghe è soggetto a grandi tentazioni. Approfittare della sua posizione per i propri interessi personali, uniformarsi agli schemi, comportarsi come i colleghi di corte; appropriandosi indebitamente di somme di denaro o di privilegi, ricorrendo ai mezzi tipici di chi esercita il potere, piccolo o grande che sia, in maniera scorretta: il ricatto, l’inganno, la sopraffazione del più debole. In certi ambienti politici questi mezzi sembrano essere diventati leciti. E la classe politica, è così abituata a essi da essere disposta a concedere sanatorie, condoni e sconti vari. Il ‘cosi fan tutti’, il ‘mal comune mezzo gaudio’ sembra essere diventato di per sé un’attenuante. Ma Daniele, uomo politico e amministratore del regno non cede alla logica della politica corrotta. E sono i suoi stessi avversari politici ad ammetterlo, non trovando ‘occasione alcuna di accusarlo circa l’amministrazione del regno’. Daniele è un uomo politico onesto e quindi, come ogni uomo onesto, dà fastidio ai suoi colleghi, deve essere allora eliminato” (C. Bianchi, Riforma, 19 marzo 1993).

I colleghi di Daniele erano alquanto stizziti per il suo irreprensibile comportamento. Egli aveva “uno spirito superiore” (v.3), ciò significa che ricevette lo Spirito Santo come gli apostoli alla Pentecoste. La sua religione non era formale, esteriore, un abito che s’indossa secondo le circostanze, ma la sua stessa vita. Egli era ciò che credeva! E noi?

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it