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Daniele in breve. Il luogo santo

Francesco Zenzale – “Poi udii un santo che parlava. E un altro santo chiese a quello che parlava: ‘Fino a quando durerà la visione del sacrificio quotidiano, dell’iniquità devastatrice, del luogo santo e dell’esercito abbandonati per essere calpestati?’” (Dn 8:13)

L’iniquità devastatrice s’innalza fino al capo dell’esercito, gli toglie il sacrificio quotidiano, sconvolge il luogo del suo santuario, getta a terra la verità, prospera nelle sue imprese e infine abbandona o calpesta il luogo santo (altre traduzioni: calpesta il santuario).

La Parola di Dio ci insegna che il santuario era composto due stanze: il luogo santo e il luogo santissimo o santo dei santi.

In questa riflessione cerchiamo di capire in che modo il luogo santo è stato calpestato o abbandonato. Per farlo è importante conoscere il significato spirituale. In esso troviamo tre elementi simbolici: la tavola della presentazione dei pani, l’altare dei profumi e il candelabro a sette braccia. L’insieme di questi elementi indicano il modo in cui è possibile mantenere viva la riconciliazione, che è rappresentata nel cortile in cui accedeva l’israelita. In breve, il luogo santo rappresenta la santificazione, vale a dire il cammino del credente nella misericordia di Dio, in vista del giudizio contraddistinto dalla misericordia e dalla sua giustizia.

Sulla tavola di presentazione erano collocati 12 pani. Il numero 12 designa il popolo di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento. I pani rappresentano Gesù Cristo (Gv 6:35) e la Parola di Dio (Mt 4:4; Sal 119:105). L’altare dei profumi, sempre acceso, raffigura l’importanza di essere sempre in comunione con il cielo (1 Tes 5:17). Il candelabro a sette braccia, anch’esso sempre accesso, rappresenta Cristo vera luce (Gv 8:12) e il popolo di Dio quale luce del mondo (Mt 5:14-16). L’olio che permetteva al candelabro di rimanere sempre acceso è simbolo dello Spirito Santo.

In breve, la vita del credente, riconciliato con Dio, è sostenuta dallo Spirito Santo che lo illumina nello studio quotidiano della Parola e lo sostiene nella preghiera (Rm 8: 26-27).

Questi aspetti sono stati calpestati dall’iniquità devastatrice. La Bibbia è stata veramente calpestata, bruciata e coloro che volevano leggerla, scomunicati e perseguitati. Per secoli i figli di Dio sono stati privati della Parola di Dio, sostituita prima dai detentori della spiritualità e del potere, poi dalla tradizione, che nel tempo ha acquisito lo stesso valore della Scrittura. Ancora oggi, benché tutti possono leggerla, l’interpretazione è monopolio dell’autorità ecclesiastica.

La preghiera, espressione del cuore che s’eleva a Dio in un atto di abbandono (Sal 62:1-8), è stata trasformata in un atto liturgico formale, con formule replicate all’infinito e per lo più non rivolte al Signore (Mt 6: 7-8).

Lo Spirito Santo quale unico sostenitore nella preghiera e nello studio della Parola, è stato sostituito dal sacerdote-confessore e dal magistero quale garante di ogni aspetto della vita religiosa.

Questi aspetti come anche gli altri che abbiamo esaminato nelle precedenti riflessioni, esigono una “purificazione”, ovvero un atto mediante il quale la verità venga riabilitata. Da ciò si evince l’importanza di riprendere lo studio della Parola, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo e cercare di avere un sereno rapporto con Dio (At 17:11; 16:16; Rm 5:5; Mt 6:6; 1 Tim 4:5; Ef 6:18).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it