Francesco Zenzale – “Il re Baldassar fece un grande banchetto per mille dei suoi grandi e bevve vino in loro presenza. Mentre stava assaporando il vino, Baldassar ordinò che portassero i vasi d’oro e d’argento che Nabucodonosor, suo padre, aveva preso dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servissero per bere. Allora furono portati i vasi d’oro che erano stati presi nel tempio, nella casa di Dio, che era in Gerusalemme; il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere. Bevvero il vino e lodarono gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra” (Dn 5:1-4).
Suo nonno Nabucodonosor alla fine si convertì e visse i migliori anni della sua vita nella grazia di Dio. Suo padre Nabonide, per quanto sappiamo, si dedicò all’arte. Era un uomo pacifico, poco incline alla violenza e a governare un impero così grande. Baldassar era dissoluto e irreligioso. Nonostante l’influenza religiosa del nonno, come il figlio prodigo, scelse uno stile di vita così lontano da Dio che per lui non ci fu il tanto atteso “ritorno a casa” e non ebbe la gioia di assaporare gli affetti familiari.
Tre vite con destini diversi! Le occasioni, gli inviti alla conversione non sono mancati, ma Baldassar li ritenne inopportuni e forse un insulto alla sua persona, in qualità di correggente di un regno che suo non era e che in quella stessa notte sarebbe caduto nella mani di un altro sovrano.
L’indifferenza ha un suo prezzo quando riguarda Dio. C’è un limite che non si deve mai valicare, diversamente, quel giorno, anche a nostra insaputa, risulterà l’ultimo della vita. Sia che siamo sul posto di lavoro, in casa, in chiesa, in un bar, per strada alla ricerca di un perverso piacere o in ospedale. In breve, in qualsiasi luogo possiamo essere, quel giorno sarà l’ultimo, sia che continuiamo a vivere o che moriamo, per un destino che avrà il sapore della morte eterna.
Gesù pianse su Gerusalemme! (Mt 23:37-38). Gesù pianse per Baldassar come anche per tutti coloro che nella loro indifferenza sradicano Dio dal loro cuore. Perché “ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro” (Mt 12:31-32).
L’indifferenza ha un suo costo anche quando riguarda il prossimo. A conclusione del suo discorso profetico, Gesù invita i discepoli a tradurre la sequela in atti concreti in favore dei bisognosi. Coloro che sono stati generosi, che hanno supplito ai bisogni del prossimo, nel giorno del giudizio avranno la gioia di ascoltare le seguenti parole: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25:34). Chi invece ha vissuto nell’insensibilità sarà equiparato a Satana e ai demoni e al loro destino. “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!” (Mt. 25:41). Perché? “Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste” (Mt 25:42-43). “Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna” (Mt 25:46).
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