Francesco Zenzale – “Un esercito fu abbandonato, così pure il sacrificio quotidiano, a causa dell’iniquità; la verità venne gettata a terra; ma esso prosperò nelle sue imprese” (Dn 8:12).
Nelle ultime ore della sua vita, Gesù ebbe un singolare incontro con un alto funzionario dell’Impero romano: Pilato. Per accertare la verità circa le accuse mosse nei confronti di Gesù, Pilato gli disse: “‘Ma dunque, sei tu re?’ Gesù rispose: ‘Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce’. Pilato gli disse: ‘Che cos’è verità?’” (Gv 18:37-38).
L’uomo ha avuto la capacità di ridurre la verità in formule dottrinali, standardizzate o dogmatizzate, dalle quali è impossibile deragliare o avere una compressione migliorativa, anche nell’ambito dello stesso insegnamento. Ogni confessione religiosa ha confezionato un corpus dottrinale e delle norme che sono alla base della testimonianza, dell’apologia e della disciplina ecclesiastica. Ciò significa che la comunità è circoscritta da un insieme di formulazioni che precludono ogni movimento verso l’esterno, dove è possibile percepire nozioni, valori morali e spirituali come parte arricchenti del vangelo. Una comunità omeostatica avente lo scopo di difendersi da fattori esterni e interni e perfino da Cristo il quale “sta alla porta e bussa” (Ap 3:20), offrendoci la gioia di trascendere il nostro piccolo mondo religioso.
Non credo che il nostro piccolo corno abbia gettato a terra questo tipo di verità, perché i variegati “corpus dottrinali” non sempre hanno a che fare con il vangelo e quindi giacciono per terra di per se stessi. Hanno solo la funzione identificatrice dell’una o dell’altra istituzione religiosa, ma non Cristo.
Quale verità è stata gettata a terra?
L’istituzione dietro la quale si cela il piccolo corno, prima si eleva allo stesso livello di Cristo, “il capo di quell’esercito”, dichiarandosi egli stesso Dio (2 Te 2:4), poi gli toglie il sacrificio quotidiano, ovvero la perpetuità del suo sacrificio, rinnovandolo ogni giorno, come se quell’unico sacrificio non fosse sufficiente. Successivamente sconvolge il luogo del suo santuario, cioè tutti quegli elementi che caratterizzano la riconciliazione, pregiudicando fortemente la risposta dell’uomo all’amore di Dio. Non soddisfatto, prosegue la sua opera abbandonando il suo (di Cristo) esercito e rivelando un carattere mercenario del suo servizio. È come il ladro della parabola, il quale non si cura delle pecore perché il suo scopo è di rubare, ammazzare e distruggere. (Gv 10: 10-13). Infine, a motivo della sua iniquità getta a terra la verità (Dn 8: 11-13).
A fronte di questa escalation, l’espressione “gettare la verità” indica che l’opera luttuosa del piccolo corno nei confronti di Cristo e del progetto redentivo è compiuta. Ciò significa che il cielo e la redenzione non sono è più gestiti da Dio. La salvezza e il futuro eterno dell’umanità, in termini di morte o di vita eterna non sono amministrati dall’alto, ma dal basso. Pertanto, può liberamente prosperare in tutte le sue imprese indiscriminatamente e imperturbabilmente. Egli è il solo garante della salvezza e del futuro dell’umanità.
Nel piccolo corno è insito il pensiero della morte di Dio o del suo distacco dalla terra, nella persona e nell’opera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questa idea della morte di Dio può essere presente anche nei nostri cuori. Se ciò fosse vero, amico mio, sappi che Gesù sta alla porta del tuo cuore è bussa. Egli aspetta solo che tu l’apra, affinché possa entrare e cenare solo con te (Ap 3:20).
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