Francesco Zenzale – “Poi udii un santo che parlava. E un altro santo chiese a quello che parlava: «Fino a quando durerà la visione del sacrificio quotidiano, dell’iniquità devastatrice, del luogo santo e dell’esercito abbandonati per essere calpestati?” (Dn 8:13).
Fino a quando? È una domanda al quanto ragguardevole nel libro dei Salmi. In esso si evidenza la sofferenza del giusto secondo Dio, il suo bisogno di essere liberato dall’oltraggio, dalla malvagità, affinché la verità e la giustizia trionfino. È un interrogativo rilevante nella preghiera in cui si chiede al Signore di intervenire, di non starsene lì a guardare, quindi di porre fine all’empio agire. È il grido d’aiuto di una persona angosciata e consapevole che solo Dio può porre fine al trionfo del male (Sl 4:2; 13:1-2; 35:17; 74:10; 94:3, ecc).
Fino a quando? Esprime da una parte consapevolezza del dramma umano e soteriologico (relativo alla salvezza) provocato dal piccolo corno. Ciò significa che i figli di Dio interagiscono con la realtà con quella sensibilità morale e spirituale che fluisce dalla presenza di Dio nella loro vita. Dall’altra, la percezione che questa angosciosa situazione può risolverla solo Dio. Ciò comporta un atto di fiducia, di abbandono nel Signore che agisce secondo la sua volontà e nel tempo da lui previsto.
Fino a quando? È una preghiera in cui si evince quanto l’esistenza dei figli di Dio è caratterizzata dalla speranza, dalla sete di giustizia e di vendetta. L’autore della lettera agli ebrei ci invita a mantenere “ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse” (Eb 10:23). Gesù fa presente che sono “beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5:6). Riguardo alla vendetta, Giovanni, nell’Apocalisse descrive i martiri in Cristo (Ap:12:11) ai piedi dell’altare che chiedono al Signore che è santo e verace di fare giustizia e di vendicare “il loro sangue sopra gli abitanti della terra” (Ap 6:10). Una vendetta-giustizia contraddistinta non dall’odio, ma dall’amore per la verità, l’equità e dal trionfo del regno di Dio. Un atto di misericordia nei confronti degli empi, i quali saranno privati dalla sofferenza e da ogni malvagità mediante la morte eterna.
Fino a quando? È un’invocazione che esprime il bisogno di conoscere il tempo in cui Do porrà fine a questa universale tragedia. Il credente vuole comprendere il giorno e l’ora in cui Dio esaudirà la sua preghiera, perché si sente tristemente sospeso tra il cielo e la terra. La sua cittadinanza è nei cieli come anche la sua patria (Fili 3:20; Eb 11:16), pertanto avverte la vibrante sensazione di chi vive su questa terra, ma non lo vorrebbe. Si sente forestiero e pellegrino (Eb 11:13), un disagiato. Non percepisce più questa terra, l’ambiente in cui vive a causa del peccato, come sua. La devastazione del piccolo corno è tale che la sua stessa esistenza è a rischio. È un tale, profondo dolore esistenziale e spirituale, che il credente preferisce essere con Cristo all’istante.
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