Francesco Zenzale – “Io continuai a guardare e vidi collocare dei troni, e un vegliardo sedersi. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano simili a lana pura; fiamme di fuoco erano il suo trono, che aveva ruote di fuoco ardente. Un fiume di fuoco scaturiva e scendeva dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano, diecimila miriadi gli stavano davanti. Si tenne il giudizio e i libri furono aperti” (Dn 7-9-10).
Eccoci di fronte a un’immagine antropomorfica di Dio, che descrive la sua l’attitudine nei confronti dell’azione crudele della quarta bestia, in particolare dell’undicesimo corno e in generale verso il peccato in tutte le sue variegate forme, sia quelle concernenti Dio, il suo carattere e la sua volontà, sia quelle che hanno a che fare con i figli di Dio, che regolarmente sono braccati e vilipesi.
Dio odia il peccato e il male, è dunque naturale che siano annientati per sempre. Infatti, la bestia e il piccolo corno, che rappresentano l‘incarnazione del male, sono bruciati (v.11). Ovvero spazzati vita per l’eternità. Ma è ugualmente vero che Dio ama il peccatore. Pertanto, quest’ annuncio profetico del giudizio è rivolto all’umanità.
In primo luogo, riscontriamo un forte richiamo ai credenti a distanziarsi dal peccato con indignazione, senza però disinteressarsi del peccatore. Nel cuore del credente deve albergare il pensiero che Dio non si compiace della morte dell’empio (Ez 33:11) e pertanto è invitato ad amarlo (Mt 5:44). Lo scopo ultimo di quest’attitudine è la conversione di colui che perseguita.
In secondo luogo, si coglie un accorato appello al mondo, precisamente all’empio, affinché meditando sul suo esito finale, possa rinsavirei.
Infatti, in giudizio, secondo la Parola di Dio, è preceduto dalla proclamazione del Vangelo eterno, il quale implica un’importante insegnamento: “temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio” (Ap 14:6-7; cfr. Atti 17:30-31).
In breve, il Signore, nella sua lungimirante saggezza e onnipresenza, ci invita a non essere ostili a lui come lo è il potere rappresentato dal corno arrogante e presuntuoso. A non lasciarsi ingannare dalle sue suadenti parole tali da farci credere che sia ispirato da Dio o da lui inviato. La sua ostinatezza nei confronti del cielo è ben mascherata da un’attività polito-religiosa e liturgica senza precedenti. Infatti, sta scritto che l’uomo del peccato, o l’undicesimo corno, sorgerà dalla quarta bestia per la potenza di Satana, «con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi» (2 Tess 2:8-10).
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