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Daniele in breve. Dimenticare la verità per costruirne una propria

Francesco Zenzale – “Come si dimentica in fretta la verità! Colui che poco prima aveva adorato un servo di Dio come se fosse Dio, ora ordina che gli si forgi una statua per farsi lui stesso adorare nella statua” (Girolamo su Daniele, Città Nuova Editrice, Roma, p. 52).

Nabucodonosor era stato profondamente segnato dalla visione raccontata nel secondo capitolo del libro di Daniele, in cui la terribile statua aveva solo la testa tutta d’oro e rappresentava il regno del sovrano babilonese. Probabilmente in cuor suo il re pensava al suo avvenire politico. Era un uomo geniale e quindi decise di scrivere la sua visione del futuro del mondo, nonostante Dio avesse detto, per mezzo del profeta Daniele: “Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo…” (Dan 2:39).

Nabucodonosor fece erigere una statua monumentale interamente d‘oro (Dan 3:1), come simbolo dell’eterna Babilonia. Quasi intendesse affermare: “Sebbene Dio abbia detto che la mia nazione è rappresentata solo dalla testa d’oro e che poi seguirà un altro regno, io invece voglio realizzare una statua tutta d’oro per illustrare, così, la durata eterna del mio impero”.

Il colosso eretto dal re doveva essere superiore a tutto ciò che esisteva in quel tempo; soprattutto agli obelischi e ai monumenti egiziani (l’Egitto, nemico giurato di Babilonia!). Questa idea di una statua tutta d’oro non è l’unica: pensiamo alla statua “chryséléphantine” d’oro e avorio al Panteon d’Atene. Il colosso di Rodi, realizzato in bronzo, eretto nel 305 a.C., era alto 70 cubiti (35 metri); la costruzione durò 12 anni e fu distrutto da un terremoto nel 224 della nostra era. Le sue rovine durarono per nove secoli, prima di essere recuperate dagli arabi che ne fecero delle armi.

Nel costruire la statua tutta d’oro, i caldei tennero conto dei numeri sacri assegnati alle loro divinità. Così, Anu, il dio supremo, era rappresentato dalla cifra 60, base del sistema matematico in uso a Babilonia. La statua d’oro era alta circa 60 cubiti, incluso il piedistallo, vale a dire 30 metri. Un’altezza pari a un palazzo di 6 o 7 piani! La larghezza misurava 6 cubiti, cioè 3 metri.

Cosi configurata, la statua era alquanto sproporzionata, infatti, il rapporto altezza-larghezza era di 60 a 6, pari a 10 a 1; il rapporto fra altezza e larghezza media del corpo umano, invece, è di 4 a 1. La statua era quindi disarmonica, così come sono inadeguati i sogni, le ambizioni dell’uomo deificato che vive all’insegna del “fai da te”, dell’apparire e dell’esaltazione dell’io, nei confronti del quale, imperiosamente, reclama applausi o un atto di adorazione o di devozione.

Per informazioni o approfondimenti: assistenza@avventisti.it