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Daniele in breve. Chiarezza storica ed evangelica nel giorno del giudizio

Francesco Zenzale – “Io continuai a guardare e vidi collocare dei troni, e un vegliardo sedersi. La sua veste era bianca come la neve e i capelli del suo capo erano simili a lana pura; fiamme di fuoco erano il suo trono, che aveva ruote di fuoco ardente. Un fiume di fuoco scaturiva e scendeva dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano, diecimila miriadi gli stavano davanti. Si tenne il giudizio e i libri furono aperti. Io guardavo ancora, a motivo delle parole arroganti che il corno pronunciava; guardai fino a quando la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto, gettato nel fuoco per essere arso” (Dn 7:9-11).

Daniele ci offre la certezza che l’arrogante piccolo corno che fluisce dalla quarta bestia incarnandone tutta la sua mostruosità, che avrebbe contraddistinto la storia con la sua attività geo-politica-religiosa, tale da manomettere la legge di Dio e perseguitare i santi, sarà giudicato, “distrutto e gettato nel fuoco per essere arso” (7:11, 25-26).

Questa è una rassicurante notizia. Il piccolo corno che per secoli ha rivestito la sua inimicizia nei confronti di Dio con un’attraente religiosità, fuorviando milioni di uomini e donne, finalmente è smascherato. Tutti avranno modo di capire quanto l’apparenza inganni. Anche gli angeli! Il trionfo della verità storica ed evangelica è assicurato.

Ci sono delle verità storiche ed evangeliche che solo la profezia biblica è in grado di evidenziare e prevedere. I pochi in grado di afferrarle devono riconoscere che la piena comprensione appartiene a Dio. I molti, a causa di un contesto religioso contaminato dal peccato e dall’umana fragilità caratterizzata dalle interazioni socio-educative-religiose che hanno contraddistinto l’esistenza, non riescono a distinguere l’inganno che si annida nella devozione propinata dal piccolo corno.

La religione è sempre stata un ottimo contenitore per camuffare l’errore, l’ipocrisia e il peccato. In tal senso l’inosservanza evangelica continua a essere percepita come verità. Questo vangelo che viene dal basso, travestito con solenni e ripetitivi riti cultuali, non lo si può confutare, perché riposa sulla convinzione che il falso sia vero.

Al contrario, la buona notizia della salvezza, che viene dal cielo (Ap 14:6), è semplice e non ha bisogno di liturgie e di celebrazioni, ma di essere vissuta nel quotidiano. Agli esseri umani, però, dispiace che la verità sia semplice, perché contraddice la loro natura. Il peccato invece no, e questo per una ragione semplicissima: la verità, Gesù Cristo (Gv 14:6), esige che riconosciamo la nostra pochezza. Il peccato illude, facendoci credere di avere illimitate capacità (Gn 3:1-7); al contrario, la verità ridimensiona le nostre pretese.

Verrà il giorno in cui la luce del Vangelo risplenderà negli uomini di buona volontà e dal cuore puro che all’apparenza sembra contaminato da un cristianesimo a misura d’uomo. “Il popolo che stava nelle tenebre ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell’ombra della morte una luce si è levata” (Mt 4:16).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it