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Daniele in breve. Chi crede non s’affretta, ma prega per esistere

Francesco Zenzale –- La riflessione di oggi è sul testo biblico di Daniele 2: 12-23.
Daniele e suoi compagni erano all’oscuro di quello che stava succedendo alla corte reale e il decreto di morte li colse di sorpresa. Indubbiamente qualcuno al di sopra degli uomini cercava di ucciderli. Satana voleva trascinare nella sconfitta mortale anche i figli di Dio, ma il Signore veglia e quando una persona decide di essergli fedele la sua presenza è assicurata.

Di fronte a un decreto di morte, che cosa fece Daniele con i suoi compagni? E noi che cosa avremmo fatto? O che cosa facciamo di fronte a una maldicenza? Ci sgomentiamo, minacciamo, probabilmente peggioriamo la situazione. Non fu questa la reazione di Daniele e dei suoi compagni. Non imprecarono, non si lamentarono, non ingiuriarono ma, semplicemente, attivarono la diplomazia celeste: contatti personali (Matteo 18:15-17) e preghiera (Matteo 6:6; Daniele 2:14-23).

Quattro giovani inginocchiati che riconoscono la loro assoluta impotenza davanti all’Iddio dei cieli, l’Iddio dei loro padri, e lo supplicano affinché, nella sua misericordia, faccia loro conoscere il sogno. Era una riunione di preghiera a Babilonia, proposta da Daniele. Che uomini di fede e di preghiera! “Le perplessità e le difficoltà aumentano continuamente. Gli eserciti dei demoni, le loro opere, le astuzie del diavolo ci attorniano da ogni parte… Quelli che professano il nome del Signore, il popolo di Dio, dovrebbe attaccarsi, unito, a Dio stesso” (Arno C. Gaebelein).

Al versetto 14, Daniele dà prova di saggezza. Egli è consapevole di essere a Babilonia per quel giorno, per quel preciso momento: né prima, né dopo, così come accadde alla regina Ester (Ester 4:14), a Giuseppe (Genesi 41), ecc.

Siamo nati per adempiere la volontà di Dio, così come Daniele e i suoi compagni. Ricordiamoci che un solo uomo può cambiare il corso degli eventi. Noi possiamo cambiare l’ambiente che ci circonda! Daniele c’è riuscito con l’aiuto di Dio, possiamo farlo anche noi! Non siamo inutili e insignificanti, pertanto Dio conta su di noi fin da questo momento.

La lunga esistenza di Daniele è un tessuto di preghiere. É in questo modo che egli è diventato il “grandemente amato di Dio” (Daniele 10:19). Nessuno può spiegare come funziona una preghiera, così come un profano non può spiegare come funziona l’elettronica, ma in questo caso, come in altri, la preghiera funziona!

Solo nella preghiera troviamo una soluzione ai nostri problemi: abbiamo fiducia nel Dio della storia della nostra vita. “Chi crede non s’affretta, ma prega per esistere”.

Per informazioni o approfondimenti: assistenza@avventisti.it