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Daniele in breve. Bisogna nascere di nuovo!

Francesco Zenzale – “Ebbi un sogno che mi spaventò. I pensieri che mi assalivano mentre ero a letto e le visioni del mio spirito mi riempirono di terrore. Ordinai, perciò, di condurre in mia presenza tutti i saggi di Babilonia perché mi dessero l’interpretazione del sogno. Allora vennero i magi, gli incantatori, i Caldei e gli astrologi; io raccontai loro il sogno, ma essi non poterono darmene l’interpretazione. Infine si presentò davanti a me Daniele, detto Baltazzar, dal nome del mio dio, e nel quale è lo spirito degli dèi santi, e io gli raccontai il sogno…” (Dn 4:5-19).

Magi, incantatori, astrologi, Caldei! Rieccoli! E ancora una volta falliscono! Questo insuccesso è più indicativo rispetto a quello del secondo capitolo. Se era del tutto comprensibile che la pretesa di una spiegazione fosse insensata, perché il monarca non ricordava il sogno che lo aveva molto turbato, al quarto capitolo no! Egli ricorda il sogno e lo racconta con dovizia di particolari.

Ma sorprendentemente, il re non s’infuria e non emana nessun decreto di morte. La presenza costante di un uomo di Dio, come Daniele, indubbiamente aveva fortemente addolcito il suo impetuoso carattere, anche se continuava ad essere, come d’abitudine o usanza orientale, circondato dagli extra lucidi.

“Infine”, preso atto della loro esiguità, il re si rivolge a Daniele quale capo dei magi e nel quale è lo spirito degli dei santi (4:8). Forse riteneva che la sua cerchia d’illuminati fosse più che preparata a dargli una risposta.

“E infine”, anche noi, benché spaventati e dopo un’incessante e angosciosa ricerca terrena, ci rivolgiamo al Signore. Ciò significa che il nostro modus operandi risente poco della presenza di Dio nella nostra vita, con ciò che è migliore e rassicurante per noi: “Il Signore sarà un rifugio sicuro per l’oppresso, un rifugio sicuro in tempo d’angoscia (Sal 9:9; cfr. Sal 18:2 e Sal 46). Non è rispettoso rivolgersi a Dio come se fosse la ruota di scorta della nostra vita! Comunque lui si rende sempre disponibile! Non si offende!

Per fede, sappiamo che Dio è una costante nella nostra vita (Ebr 1:5; Mt 28:20). Miseramente noi ci agitiamo come se non lo fosse. Sempre più deambuliamo dimentichi dell’amore di Dio. Affermiamo il nostro essere credenti solo in circostanze spesso abitudinarie, come la preghiera prima dei pasti, di dormire, durante una funzione religiosa, dove la circostanza lo impone, anche se spesso con la mente siamo altrove. In breve, asseriamo le nostre convinzioni religiose in un contesto liturgico o apologetico, ma siamo nello stesso tempo assaliti da impressionanti incertezze su Dio.

Come il re che si sentiva al sicuro perché circondato dal suo eccellente entourage, anche noi pensiamo di essere tutelati perché attorniati dalla professione di fede o dai luminari di questo mondo. E, come Nabucodonosor, manchiamo di un rapporto sereno e gioviale con Dio, nella persona di Gesù e nell’incessante e gradevole presenza dello Spirito Santo. Sono convinto che come Nabocodonosor bisogna nascere di nuovo! (Gv 3:5).

Per saperne di più: assistenza@avventisti.it