“Il canone biblico”, “Gli apocrifi nell’A.T.”, “I vangeli apocrifi”, “Bibbia e etica”, “Istruzioni per l’uso”, “Generi letterari”
“Malintesi quotidiani su Dio e la spiritualità”, “Comprendere l’A.T.”, ecc. fra i tanti argomenti che saranno presi in cosiderazione.
Il problema dell’interpretazione della Bibbia non è un’invenzione moderna, come talvolta si vorrebbe far credere. La Bibbia stessa attesta che la sua interpretazione presenta varie difficoltà. Accanto a testi limpidi contiene passi oscuri. Leggendo certi passi di Geremia, Daniele s’interrogava a lungo sul loro significato (Dn 9, 2). Secondo gli Atti degli Apostoli, un etiope del I secolo si trovava nella stessa situazione a proposito di un passo del libro di Isaia (Is 53 7-8), riconoscendo di aver bisogno di un interprete (At 8, 30-35).
La seconda lettera di Pietro dichiara che «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2Pt 1, 20) e osserva, d’altra parte, che le lettere dell’apostolo Paolo contengono «alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2Pt 3, 16). Il problema è perciò antico, ma col passar del tempo si è accentuato: venti o trenta secoli separano ormai il lettore dai fatti e detti riferiti nella Bibbia, e questo non manca di sollevare varie difficoltà. Di conseguenza, considerando l’importanza fondamentale della Bibbia per la fede cristiana, si deve evitare una lettura della Bibbia cosiddetta “spirituale”, intendendo con essa una lettura guidata unicamente dall’ispirazione personale soggettiva, che non tenga conto dell’ambiente culturale e di quei semplici principi interpretativi e/o annotazioni basilari.
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