La risurrezione dei credenti e dei non credenti è strettamente legata al giudizio finale, dal momento che costituisce il precedente da cui quest’ultimo dipende. Il giudizio finale è presentato nella Scrittura come concomitante con il secondo avvento. In un certo senso, la ragione del ritorno di Cristo consiste nel portare a compimento il giudizio finale che disporrà del male in modo decisamente definitivo e permanente. Gesù stesso ha affermato questa verità dicendo: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri» (Mt 25:31,32). A seguito di questa separazione, gli empi «andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna» (Mt 25:46). Paolo ribadisce la stessa verità quando fa riferimento al giudizio finale afferma: «Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità, ubbidiscono all’ingiustizia» (Rm 2:6-8). Affermazioni come queste mettono in luce un elemento fondamentale del ritorno di Cristo che è costituito dal giudizio finale che introdurrà i salvati nel nuovo mondo.