L’uomo, oggetto di studio dell’antropologia, vive oggi un paradosso. D’un lato rappresenta il pilastro, il punto di riferimento, la misura di ogni cosa, su cui la società contemporanea ha costruito la sua grandezza. Dall’altro lato egli è oggetto d’una critica radicale che gli addebita le crisi che più contraddistinguono il nostro tempo; incominciando dalla crisi ecologica passando per quella sociale e finendo con quella che colpisce l’uomo in sé. Questo paradosso in realtà non nasce con la modernità ma con l’uomo stesso e quindi è il cuore dell’antropologia. Nella modernità, casomai, questo assume una nuova veste; si radicalizza e diventa contrapposizione estrema. L’uomo è allora solo razionale o solo irrazionale, affidabile o inaffidabile, eroe o vittima, pieno di dignità o miserabile…