Fino a questo momento ci siamo sforzati di restare sul piano unicamente scientifico, o più modestamente sul piano razionale. Ma è giusto osservare, d’accordo con la psicologia contemporanea, che l’uomo è un essere integrato in tutte le sue componenti e che la «neutralità» assoluta, anche sul piano scientifico, non può esistere. Un biologo credente e un biologo ateo che lavorano in laboratorio sono entrambi degli scienziati; ma indossare il camice bianco non significa né per l’uno né per l’altro abbandonare la propria personalità. Il primo, con il maggiore rigore scientifico e la maggiore onestà possibile sarà recettivo ai dati reali e coerenti che convergono sulla nozione di Dio. Il secondo con la stessa onestà e lo stesso rigore, esaminando gli stessi fatti, o non vi scorgerà altro che il caso o invocherà, per spiegare i fatti, delle leggi ancora sconosciute che gli permetteranno di compiere delle astrazioni e di superare il concetto di Dio, per lui inaccettabile. Lo stesso processo mentale viene attuato quando si affronta il problema dell’evoluzione.