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06. Immortalità dell’anima: conseguenze del dualismo antropologi

Il concetto dualistico classico della natura umana ha enormi implicazioni dottrinali. Un gran numero di dottrine derivano o dipendono grandemente da questo. Per esempio, la convinzione che al momento della morte l’anima possa trasmigrare nel paradiso, nell’inferno o nel purgatorio riposa sul presupposto che l’anima sia immortale per natura e che abbia una sua vita autonoma. Questo significa che, se l’immortalità innata dell’anima poggiasse su una concezione non biblica, allora la dottrina relativa all’aldilà, (paradiso, purgatorio e inferno), dovrebbe essere radicalmente modificata se non addirittura rifiutata. Dal dualismo antropologico dipende anche la mediazione di Maria e l’intercessione dei santi che nella chiesa cattolica e nelle chiese ortodosse hanno un posto rilevante. Se le anime dei santi sono in cielo, si potrebbe pensare che esista la loro intercessione a favore dei peccatori che si rivolgono a loro. La devozione mariana e il culto dei santi anche se scaturiscono da una pietà popolare molto sentita, sono in contrasto con l’insegnamento biblico. L’apostolo Paolo ribadisce: «Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo» (1 Tm 2:5).