Il santuario terreno con tutti i suoi arredi, non è stata una creazione dell’inventiva umana. É stato Dio a mostrare a Mosè un modello conforme al quale il santuario e i suoi arredi dovevano essere realizzati. L’insieme, in tutti i suoi particolari, fu dunque una copia di un modello celeste, il riflesso materiale di una realtà immateriale. In particolare l’arca del patto con i due cherubini, fra i quali risplendeva la gloria dell’Eterno, figurava come una replica in miniatura del trono di Dio nei cieli. Questo è precisamente quel che significa la frase tante volte ripetuta nell’Antico Testamento: «L’Eterno che siede fra i cherubini» (1 Samuele 4: 4; 2 Samuele 6: 2; 2 Re 19: 15; Salmo 80: 1; Isaia 37: 16). Di conseguenza, esiste nel cielo, un tempio, un santuario di cui quello terreno è una riproduzione in miniatura. L’Antico Testamento, allude non poche volte a questo tempio ultra terreno dal quale l’Altissimo interviene per salvare e giudicare. (Salmi 11: 4,5; 18: 6, 13; 29: 3-6; 102 19-21; Michea 1: 2-4). Una descrizione antropomorfica del santuario celeste la troviamo nel libro dell’apocalisse nei seguenti capitoli: 14: 17-18; 15: 8 e cap. 4.