“O Signore, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa’ ch’io sappia quanto sono fragile” (Salmo 39:4). Possedere una personalità forte non vuol dire avere un carattere duro e intransigente, essere sempre all’altezza della situazione, ma piuttosto la capacità di essere sereno, di prendere le decisioni giuste al momento opportuno, di distinguere, sempre e comunque, le idee dalle persone, le motivazioni dagli atti, il peccato dal peccatore (Romani 7:18-24). Se consideriamo che ciò che rende piacevole una persona è la sua nobiltà, lealtà e onestà d’animo, potremmo da ciò dedurre che il segreto della vera personalità consiste nella capacità di coltivare le virtù umane. Sembra semplice ma non lo è, perché giornalmente ci confrontiamo con quella parte nascosta di noi stessi, di cui ci vergogniamo: la nostra fragilità. Non si parla volentieri delle proprie fragilità perché si ha paura dell’altro, di essere manipolati o compatiti. Nessuno ama essere commiserato, se non colui che della commiserazione fa uno stile di vita tale da intrappolare chi lo circonda. La paura di parlare della propria fragilità spesso è motivata dalla paura di non essere creduti. Adolescenti che vivono la propria fragilità all’insaputa dei genitori, perché non sono in simmetria con le loro aspettative, e pertanto non si sentono accettati, amati così come sono. Uomini e donne, mariti e mogli che mascherano reciprocamente la propria fragilità per paura di rimanere soli (ma lo si è già), per mancanza di fiducia, per incapacità di ascolto e così via…