La storia dell’uomo e più di ogni altra cosa del cristianesimo, sin dalle origini, è contraddistinta da considerevoli equivoci riguardo a se stessi, al prossimo, a Dio e al vivere la religiosità. I malintesi[1] fanno parte della vita e sono inevitabili. Ciò è dovuto a diversi fattori: la personale griglia interpretativa del vissuto in generale e in particolare dell’altro, l’incapacità di esprimersi adeguatamente, gli inevitabili elementi culturali e/o ambientali ed in infine le inadeguate aspettative che immancabilmente ci deludono. Gesù stesso più volte ha dovuto correggere le aspettative messianiche, degli apostoli, di sua madre e dei suoi fratelli. I discepoli sulla via di Emmaus, dopo la morte di Cristo, manifestarono la loro delusione nelle seguenti parole: «noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose» (Lc 24: 21). Eppure, Gesù era risorto e loro lo sapevano perché erano stati avvisati da alcune donne (Lc 24.22). Solo dopo diverse apparizioni i discepoli compresero di essersi sbagliati e finalmente rinfrancati dalla delusione gioirono della presenza del risorto.