La tentazione rivela il male che esiste, allo stato potenziale, in fondo all’animo. Ciò significa che la tentazione è lo specchio delle nostre inconsistenze, delle nostre fragilità e pertanto un’attività indicativa non solo per conoscerci meglio, ma soprattutto per migliorare la qualità della nostra vita e il nostro rapporto con Dio. Di fatto l’incitamento a peccare non deve essere considerato come una modalità necessariamente negativa tesa ad allontanarci da Dio per dare spazio ai nostri desideri, tale da determinare uno stato di prostrazione e di sconfitta, ma una funzionalità della vita che ci permette da una parte di confrontarci con noi stessi, con le nostre debolezze, dall’altra di valutarne le loro consistenze, quindi di superarle nella potenza del perdono, della grazia di Dio e con risolute decisioni.