L’infedeltà ai voti matrimoniali è stata considerata generalmente come adulterio o fornicazione. Comunque la parola fornicazione, nel Nuovo Testamento, comprende altri tipi di comportamenti sessuali devianti (cfr. 1 Cor 6:9; 1 Tm 1:9,10; Rm 1:24-27). Quindi le perversioni sessuali, compresi l’incesto, l’abuso sessuale sui minori e le pratiche omosessuali sono considerati comportamenti sessuali impropri e una violazione del piano divino per il matrimonio. In quanto tali sono già un valido motivo di divorzio. Il settimo comandamento «Non commettere adulterio» (Es 20:14) esige il rispetto dell’affettività propria e altrui. Secondo il pensiero biblico, l’adulterio implica una mancanza di rispetto tanto verso la famiglia, quanto al progetto divino che prevede per la coppia il divenire «una sola carne» (Gn 2:24). Questo comandamento condanna il tradimento, lo sfruttamento, la discriminazione e l’abuso degli altri come forme indegne di degradazione e promuove i valori dell’amore, della fedeltà, il rispetto dei legami familiari, dell’intimità della persona e dei suoi sentimenti.