L’Antico Testamento (A.T.), presenta la condizione della donna completamente determinata dalla forma patriarcale della famiglia. É considerata sovente più una cosa che una persona. Molto indicativa la preghiera che a somiglianza dei Greci e dei Persiani anche i Giudei ripetevano. In essa si ringrazia Dio per non essere un infedele, una donna o uno schiavo. Così nella famiglia e nella società ha un posto subordinato, è sempre sotto tutela, del padre da fanciulla, del marito da sposata. La sua funzione principale è quella di moglie e madre. Il suo posto è nella casa ed è lì che svolge le sue mansioni a pro della famiglia. Una certa considerazione le viene dal fatto che ella dà dei figli al marito, genera dei discendenti. La sterilità è segno di maledizione e può dare diritto al marito di ripudiarla. L’A.T. non ci dà soltanto questo quadro d’inferiorità della donna. Sappiamo che ha una certa libertà nella vita quotidiana, talvolta sceglie lo sposo e se è intelligente e capace riesce abilmente ad imporsi in certe situazioni non solo familiari (Sara, Rebecca), ma anche civili e politiche (Debora). Partecipa alle feste, alle cerimonie religiose (Deuteronomio 12:12; 2Samuele 6:19) e al servizio del santuario (Esodo 38:8; 1Samuele 2:22).