Tra le figure bibliche ‘positive’ a cui di solito non vorremmo identificarci vi è sicuramente quella di Giovanni Battista.
La sua non fu una vita facile.
“La vita di Giovanni Battista, se si eccettuano le gioie del suo ministero, è stata piena di dolori. La sua voce è echeggiata quasi soltanto nel deserto. Il suo è stato un destino solitario. Non gli fu concesso di vedere i risultati del suo lavoro. Non ebbe il privilegio di essere con Cristo e di contemplare al suo seguito la manifestazione della luce divina. Non gli fu concesso di vedere i ciechi recuperare la vista, gli ammalati guarire o i morti risuscitare”. (E. G. White, La Speranza dell’uomo, p. 50).
Non è strano se facciamo fatica a desiderare di essere come lui. Eppure la sua fu una missione unica!
Ma non è unica quella di ciascuno di noi? Quante volte ci siamo trovati nel dubbio: “Signore, è questo che vuoi da me oppure è quest’altro? è proprio la tua voce quella che sto sentendo oppure…”. Cerchiamo allora di trovare la via più logica, che vada meglio, che faccia del bene secondo i nostri parametri, ma… siamo sicuri che sia la volontà di Dio per noi, in quel momento? Era logico per Giovanni in prigione continuare a riconoscere il Messia in Colui che avrebbe potuto liberarlo, eppure alla domanda “Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro?” a Giovanni Battista basta la risposta: “Andate a riferire a Giovanni quel che avete veduto e udito: i ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati…” (Luca 7: 19,22). Aveva la conferma: era il Messia, lo identifica benissimo nella Parola del profeta Isaia…, il resto (prigione, sofferenza, ingiustizia) è relativo…
Mi piacerebbe avere la sicurezza di Giovanni Battista il giorno in cui non ‘capirò’ fino in fondo la missione affidatami dal Signore; mi piacerebbe riconoscere la voce del Signore in quella che, giorno dopo giorno, ho preso l’abitudine di ascoltare.
“Nella solitudine, si preparava con la meditazione e con la preghiera per la missione che gli sarebbe stata affidata. (…) studiava nel libro di Isaia le profezie sulla gloria del Messia (…) Era pronto a partire come messaggero del cielo, senza timore degli uomini, perché aveva meditato su Dio. Poteva affrontare senza timore i potenti della terra, perché si era prostrato davanti al Re dei re”. (E. G. White, op. cit., pp.61,62)
Chissà quale ‘potenza’ della terra dovremo affrontare oggi: l’arroganza dei nostri colleghi, la testardaggine di nostro marito o moglie, l’esuberanza di nostra figlia, l’incomprensione dei nostri fratelli… e quale sarà la nostra missione in tutto questo? Se riconosciamo la Sua chiamata, il resto è relativo…
Dopo esserci inginocchiati dinanzi al Creatore dell’universo e aver ricevuto il Suo sì, oseremo quasi poterci identificare con Giovanni Battista!
[Maria Antonietta Calà]